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I ragazzi Morandi erano passati tante volte davanti a quel fabbricato, s'erano fermati a sentire il rumore delle macchine e il canto degli operai, ma non avevano osato entrare, trattenuti da un cartello sul quale era scritto: Non entrano che le persone addette ai lavori; perciò quel giorno, tutti contenti, uscirono di casa prima dell'ora stabilita, impazienti di ritrovarsi coi loro amici.

Però veniva un po' più spesso il professore Damiati che si trovava sempre bene in casa Morandi. Per far piacere a Maria, dava lezione a Carlo, ed agli altri ragazzi utili suggerimenti, e spiegava loro tutte le cose che non riuscivano a comprendere.

Il signor Morandi non avea potuto trovare da venderla d'affittarla, e la teneva come una cosa inutile, finchè fossero venuti tempi migliori da poterla riattare, oppure da trovare un compratore.

I Morandi s'erano infatti avviati verso la villa, ma Maria volle passar prima dal paese per sentire se le voci che correvano fossero esatte e per avere il piacere di confermarle ai signori Guerini. Traversarono il villaggio in mezzo ai crocchi d'operai che ragionavano tranquillamente, contenti anch'essi d'aver presa una decisione.

Fra le monete d'oro, figuravano ancora le pezzette, gli zecchini, le colombie, le sovrane, le papaline, le messicane, le genove, i luigi, le parme. Il duca Litta, recandosi a Lainate con legno di posta, a ciascun postiglione gettava per mancia un marengo. I ballerini ed i mimi, notevoli per la loro chioma raffaellesca, stazionavano sulla porta del caffè della Cecchina, detto dei virtuosi. Effisio Catte faceva colazione nella retro bottega del salsamentario Morandi; Gumirato, un tenore in perpetua disponibilit

Mario, che era pauroso e sentiva dolore nella ferita, era tutto pallido e temeva di aver qualche microbo; la sorella lo rassicurò, ma volle cambiare discorso, promettendo ad Angioina di darle una lezione di medicina domestica in seguito, tranquillamente, dopo finito il chiasso della fiera. Cara mamma. Come sei stata buona a lasciarmi venire in campagna colla signora Morandi! Quanto mi diverto!

Fu una festa completa, che lasciò una durevole memoria nei ragazzi Morandi, i quali non avevano mai assistito ad un simile spettacolo, tanto che appena ritornati a casa, Angiolina scrisse subito alla sua mamma la lettera seguente: Cara mamma, Te la puoi imaginare la tua figliuola ad una splendida festa in una villa grandiosa, di quelle che si trovano descritte nei libri delle fate?

A don Vincenzo pareva di ringiovanire quando andava a passar la sera in casa Morandi. Perciò vi andava spesso e volentieri, accompagnato dal professore, che ammirava la dolcezza e l'abnegazione di Maria la quale si dedicava così giovane al benessere della famiglia e all'educazione dei suoi fratelli. Egli era tutto felice di esserle utile e s'era fitto in capo di far amare lo studio a Carlo; lo trovava un po' pigro e svogliato, ma sperava, aiutandolo nelle difficolt

Appena il signor Morandi potè riaversi dal colpo provato per la morte della moglie, sentì una stretta al cuore pensando al suo impiego, che lo teneva fuori di casa tutto il giorno, e ai suoi sei figliuoli ancora giovanetti, dei quali bisognava occuparsi. Come posso fare? disse con accento straziante, tenendosi la fronte colle mani in atto disperato. Non so più dove dare del capo!

Angiolina vedeva volar via con rammarico le belle giornate che passava in campagna assieme ai suoi amici; ma la mamma la sollecitava a ritornare a casa, ed essa s'era decisa di partire assieme al signor Morandi, il quale dovea recarsi in citt