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Vincevo, continuò, con accento d'amarezza, il duca di Feira, superavo sempre, senza volerlo, senza pure averne coscienza, ogni ostacolo. Quante intraprese io tentassi, tutte mi volgevano a seconda. Pari al re Mida, qualunque cosa io toccassi, mi si mutava in oro tra le dita. Fui in breve ora straricco, e l'opulenza mi fruttò facilmente rinomanza e potere. Mi diedi alla guerra, nel cuore dell'India, ed ebbi trionfi, non da altro interrotti fuorchè dal proposito di non vincolarmi a donna veruna, foss'anco stata sul trono e me l'avesse profferto. Ma lasciamo di ciò; anch'io apparvi ingrato, anch'io crudele a mia volta. Tentai le arti della diplomazia, ed ogni mio detto fu scaltrezza, ogni mio atto vittoria. Resi servigi, che parvero di grande rilievo, a paesi che non m'erano nulla, e il mio titolo di nobilt

"E le canne vi crebbero sopra e propagarono il segreto a tutti i venti. Sta bene, io favellerò dunque come il barbiere del re Mida. E quando il mondo avr

Un giorno erano passati due anni egli mi diè il grande annunzio! Confidava il suo segreto a un amico, non sapendo rassegnarsi, per ora, a imitare il barbiere di Mida che si era confidato con una buca. Ho fatto l'esperimento su mia figlia, senza che essa sappia ancora di che si tratti. Ma, sciagurato! esclamai. E non hai pensato a quali orrendi sospetti tu esponi la tua dolce creatura e te stesso?

Noi repetiam Pigmalion allotta, cui traditore e ladro e paricida fece la voglia sua de l'oro ghiotta; e la miseria de l'avaro Mida, che segui` a la sua dimanda gorda, per la qual sempre convien che si rida. Del folle Acan ciascun poi si ricorda, come furo` le spoglie, si` che l'ira di Iosue` qui par ch'ancor lo morda.

Togli per infallibile sentenza la favola di Mida e del barbiere, che al bucolin degli orecchioni grida, donde nacquer le canne dalle strida. Filinor ode il sordo mormorio: per le botteghe faceva il leprone, gli occhi ha incantati e pavidi, e pur brio tenta mostrar, ché ha in cor la sua lezione.

Quivi un contadino che si affaticava a traversare la folla con un somarello scarico per guadagnar la campagna fu sequestrato, ed alle acclamazioni universali il Gesuita avvelenatore fu inforcato sul discendente di Mida, che esaltato dal chiasso della moltitudine si accinse a ragliare spaventosamente ad edificazione e divertimento massimo dei monelli, che per compire l'opera regalavano il prete con tomatesi, radici, torsi di cavoli e sonorissimi fischi.

"Che se le mie parole avessero la virtù sopra queste anime che ha la calce sopra i cadaveri, che se non potendo preservarle dalla putredine valessi a consumarle intere, oh io parlerei fintantochè mi cessasse a un punto la favella e la vita! Ma è tempo perduto..." "Non importa; parla per me: parla come il barbiere di Mida, che seppellì i suoi discorsi dentro la fossa."

a guardarcene mai c'induce l'etá piena d'anni; percioché, quantunque gli altri vizi invecchino con gli uomini, solo l'avarizia inringiovenisce. E di ciò furono verissimi testimoni Tantalo, Mida e Crasso, li quali, morendo, prima lei abbandonarono che essa da loro, vivendo, fosse abbandonata.

Più allora che mai saria convenuto a questi osservare quel loro statuto de comunione non habenda cum Valle Tellina, ma i politici, sperando che i passi delle regie truppe, quasi al tocco d'un Mida, convertirebbero in oro perfino le rupi, e i devoti per essere quella santa rivoluzione a Dio dedicata, indussero i Bormiesi a prendere quel che chiamavasi il partito santo, il partito di Dio.

la favola di Mida e del barbiere... La favola di Mida, re di Frigia che aveva le orecchie d'asino e le teneva occulte per vergogna, e del barbiere che lo tondeva e che, pena la vita, non doveva palesare il secreto; il quale si sfogò palesandolo in un buco della terra, dal quale buco spuntarono canne, che percosse dal vento suonavano: «Mida ha l'orecchie d'asino», palesando cosí la sciagura di Mida, è favola nota.