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Ma tacerò di Filinor per ora, perocché v'ho tenuti sulla panca a ragionarvi d'esso ben un'ora, e certi accidentucci v'ho narrati che forse v'averanno addormentati.

Filinor era da lungi un buon tratto; e mentre galluzzava dell'inganno, una sciagura gli avvenne terribile: io so, lettor, che ti parrá impossibile.

E gli fa riverenza, e poi gli ha data la lettera che a lui lo raccomanda. Gan lo saluta e, la lettra sbollata, vide per Filinor ciò che dimanda. E disse: Cavalier, vi sia donata quant'assistenza io posso in questa banda, e ben la meritate al parer mio, ché mi sembraste col timor di Dio. Chi in quel s'affida non può dubitare. La coscienza netta è un gran conforto.

Giunta a Gano, dimanda il forestiere, e il vigliettino gli metteva in mano. Per l'amor di Maria dicea, messere, venite via, se siete buon cristiano. Filinor lesse ed ebbe un gran piacere, e disse: Io vengo; e prima volle a Gano la carta e l'avventura far palese, per non disalvear dal Maganzese. Vide che in Filinoro gli ritorna occasion da tirar fuor le corna.

A Filinor di quattro servigiali rimase il cavalcante buon compagno, e due de' quattro valenti animali. Diceva il cavaliere: Io son nel gagno, perdio, de' tristi; e poi si raccomanda al cavalcante; e quel sale alla banda, e me' che può verso Parigi arranca. Lungi tre miglia esser poteva ancora: non era la fortuna però stanca.

L'iniquo Filinor tutto proccura, ma troppe son le smanie e le moine, troppi i discorsi, le proteste, i pianti per chi lo conosceva per lo avanti. Aggiungi che la povera ammalata aveva detto al medico all'orecchio: Temo d'esser, dottore, avvelenata; il mio marito è un vil traditor vecchio.

La circostanza e dissensione udrassi della famiglia di Rugger di Risa; di Filinor guascone i strani passi, gli scrocchi e il vizio, il qual l'acconcia in guisa che parte di Guascogna derelitto verso Parigi a procurarsi il vitto.

Vero è che il duca lo lasciò con patto, tempo sei giorni, di Guascogna uscisse. Filinor non è punto stupefatto, e sue bazzicature in punto misse, avendo da' parenti in su quel fatto poche monete con parecchie risse; e dispose d'andarsene a Parigi ad uccellar qualche incarco e luigi. Era lungo il viaggio e i danar scarsi, e disegnava andarvi con gran treno.

I paladin, le dame ed i serventi alla carrozza van maravigliosa, la qual nel mezzo a tanti occhi veggenti alla magion di Gano fece posa, ed iscese da quella il cavaliere, di cui per ora il nome vo' tacere. Un amor forte la bizzarra prende di Filinor.

D'una tra l'altre, vedova opulente, a Filinor molto garbava il core, e giá le avea rubata la mente, ch'ella sposato l'avria per amore. Ma v'era il nodo fatto anteriormente, ostacolo importuno a côrre il fiore. Filinor, dotto nei nuovi sistemi, ammaina vele ritira i remi.