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Indi accusiam col marito Saffira; lodiam i calci ch'ebbe Eliodoro; e in infamia tutto 'l monte gira Polinestor ch'ancise Polidoro; ultimamente ci si grida: "Crasso, dilci, che 'l sai: di che sapore e` l'oro?".

Ma vinto finalmente anch'egli da Pompeo, il maggiore fra i continuatori di Silla, fu ucciso da Perpenna. Una turba di gladiatori e schiavi fuggitivi tra que' trambusti s'era raccolta in Campania; e, fatto capo Spartaco, avea corso l'Italia, minacciata Roma, vinti quattro capitani romani. Furon vinti essi da Crasso, e dispersi poco dopo.

Indi accusiam col marito Saffira; lodiam i calci ch'ebbe Eliodoro; e in infamia tutto 'l monte gira Polinestor ch'ancise Polidoro; ultimamente ci si grida: "Crasso, dilci, che 'l sai: di che sapore e` l'oro?".

Dicea, quando pe'l ciel rigido e scuro Un sinistro baglior sorge e risplende, E un piceo fumo, un odor crasso e impuro Gli occhi travaglia, ed il respiro offende. Ahi! qual cagion, qual destino empio e duro Di nuova rabbia i franchi petti accende? Tra le fiamme sepolta e la rovina De la Senna cadr

Ben porta nel mio core un caldo affetto il vivo lume vostro, ch'è chiaro, che risplender si vede in ogni parte. Ma prenda voi per degno alto suggetto, chi al quieto Apollo è tanto caro, quanto voi sete al bellicoso Marte. XX. A Francesco Crasso La nobil valorosa antica gente, che di novo i fratelli ancisi vede, e in acerbo esilio a pianger riede, Signore, a te, s'inchina umilemente.

2 Per ogni altra cagion ch'allontanato contra la voglia d'essa se ne fusse, ancor ch'avesse più tesor sperato che Creso o Crasso insieme non ridusse, io crederia con voi, che penetrato non fosse al cor lo stral che lo percusse; ch'un almo gaudio, un così gran contento non potrebbe comprare oro argento.

Poi, avendo egli perseguitati e disfatti tutti coloro li quali avevano congiurato contro a Giulio Cesare, e finite nella morte d'Antonio e di Cleopatra le guerre cittadine, e molte nazioni aggiunte allo 'mperio di Roma; ed essendo a Roma venuti ambasciadori indiani e di Scizia, genti ancora appena da' romani conosciute, a domandare l'amicizia e la compagnia sua e de' romani; e, oltre a ciò, avendo i parti renduti i regni romani tolti a Crasso e ad Antonio; parendo a' romani questo essere maravigliosa cosa, il vollero, secondo che alcuni dicono, adorare per iddio: la qual cosa egli rifiutò del tutto.

Cosí la voce, l'opinione pubblica della maggior nazione del mondo, diede a Pompeo vivente il nome di «magno». Che se Cesare parve ai posteri piú grande ancora, non è forse che facesse, ma perché lasciò cose piú grandi. La posteritá suol giudicare men dalle fatte che dalle lasciate; ed ha ragione. Consolo con Crasso , restituí la potenza de' tribuni abbattuta da Silla.

Le province principali furono spartite fra i triumviri: Spagna ed Africa a Pompeo; Siria colla guerra contro a' parti, la maggior che fosse allora, a Crasso; Illirio e le due Gallie colla guerra sorgente da una invasione di teutoni che incominciavano a chiamarsi «germani», a Cesare. Solo pacifico dei tre il governo di Pompeo, il lasciava rimanere a Roma.

Il più meschino dei predetti magnati delle ferrovie è molto più ricco dell'opulento ed arrogante Marco Crasso, la cui fortuna veniva considerata la più colossale della Repubblica Romana. I fondatori delle dinastie reali degli Asburgo, degli Hohenzollern e via dicendo erano briganti o soldati di ventura, ma almeno arrischiavano continuamente la vita per la fama e per la fortuna.