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Mentre che sì per l’orlo, uno innanzi altro, ce n’andavamo, e spesso il buon maestro diceami: «Guarda: giovi ch’io ti scaltro»; feriami il sole in su l’omero destro, che gi
Allor si volse a noi e puose mente, movendo ’l viso pur su per la coscia, e disse: «Or va tu sù, che se’ valente!». Conobbi allor chi era, e quella angoscia che m’avacciava un poco ancor la lena, non m’impedì l’andare a lui; e poscia ch’a lui fu’ giunto, alzò la testa a pena, dicendo: «Hai ben veduto come ’l sole da l’omero sinistro il carro mena?».
ch’a lui fu’ giunto, alzò la testa a pena, dicendo: «Hai ben veduto come ’l sole da l’omero sinistro il carro mena?». Li atti suoi pigri e le corte parole mosser le labbra mie un poco a riso; poi cominciai: «Belacqua, a me non dole di te omai; ma dimmi: perché assiso quiritto se’? attendi tu iscorta, o pur lo modo usato t’ha’ ripriso?».
Furibondo, il Corradengo fe’ per alzarsi, ma la spada di Rambaldo fu più pronta di lui e gli piovve addosso una tempesta di colpi. Il povero gigante ricadde, sotto quella rovina, per non sollevarsi più, e per la rotta gorgiera, per le spezzate piastre che custodivano l’omero, spicciarono rivi di sangue.
Ma chi pensasse il ponderoso tema e l’omero mortal che se ne carca, nol biasmerebbe se sott’ esso trema: non è pareggio da picciola barca quel che fendendo va l’ardita prora, né da nocchier ch’a sé medesmo parca. «Perché la faccia mia sì t’innamora, che tu non ti rivolgi al bel giardino che sotto i raggi di Cristo s’infiora?
non fece al viso mio sì grosso velo come quel fummo ch’ivi ci coperse, né a sentir di così aspro pelo, che l’occhio stare aperto non sofferse; onde la scorta mia saputa e fida mi s’accostò e l’omero m’offerse. Sì come cieco va dietro a sua guida per non smarrirsi e per non dar di cozzo in cosa che ’l molesti, o forse ancida,
non fece al viso mio sì grosso velo come quel fummo ch’ivi ci coperse, né a sentir di così aspro pelo, che l’occhio stare aperto non sofferse; onde la scorta mia saputa e fida mi s’accostò e l’omero m’offerse. Sì come cieco va dietro a sua guida per non smarrirsi e per non dar di cozzo in cosa che ’l molesti, o forse ancida,
Ahi quant’ elli era ne l’aspetto fero! e quanto mi parea ne l’atto acerbo, con l’ali aperte e sovra i piè leggero! L’omero suo, ch’era aguto e superbo, carcava un peccator con ambo l’anche, e quei tenea de’ piè ghermito ’l nerbo. Del nostro ponte disse: «O Malebranche, ecco un de li anzïan di Santa Zita! Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche
Mentre che sì per l’orlo, uno innanzi altro, ce n’andavamo, e spesso il buon maestro diceami: «Guarda: giovi ch’io ti scaltro»; feriami il sole in su l’omero destro, che gi
Ahi quant’ elli era ne l’aspetto fero! e quanto mi parea ne l’atto acerbo, con l’ali aperte e sovra i piè leggero! L’omero suo, ch’era aguto e superbo, carcava un peccator con ambo l’anche, e quei tenea de’ piè ghermito ’l nerbo. Del nostro ponte disse: «O Malebranche, ecco un de li anzïan di Santa Zita! Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche
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