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perche' non e` in loco e non s'impola; e nostra scala infino ad essa varca, onde cosi` dal viso ti s'invola. Infin la` su` la vide il patriarca Iacobbe porger la superna parte, quando li apparve d'angeli si` carca. Ma, per salirla, mo nessun diparte da terra i piedi, e la regola mia rimasa e` per danno de le carte.

Sul sasso ignuda sta, carca le spalle D'anni e di doglie la chiesetta antica; Dal fondo guarda a lei tutta la valle, Come tu pensi alla lontana amica. Apresi a stento un praticel davanti Tra gli orli dell'abisso e il vecchio muro, Che le scosse sentì di non so quanti Secoli e sta di sua bont

Ma ci provammo in van; scura mia vita, Chè de gli afflitti non ha ben la speme; Pugnai, ma come vedi empia ferita E le mie forze, e le mie membra ha sceme; Così carca di pena aspra infinita Corro languendo inverso l'ore estreme; Pur del punto mortal prendo diletto Che porrammi d'Alfange anzi il cospetto.

P arlava il vecchio lacrimando forte, E poi le labbra cosí chiuse, ch'egli N on mai piú volse aprirle; ma co' gli occhi I n un parete fissi, geme e piagne T anto che fece l'ultimo sospiro. V attine al ciel, alma d'ogni ben carca! S'udí una voce dir vanne felice!

e qual esce di cuor che si rammarca, tal voce usci` del cielo e cotal disse: <<O navicella mia, com'mal se' carca!>>. Poi parve a me che la terra s'aprisse tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un drago che per lo carro su` la coda fisse; e come vespa che ritragge l'ago, a se' traendo la coda maligna, trasse del fondo, e gissen vago vago.

Io mossi li occhi, e 'l buon maestro: <<Almen tre voci t'ho messe!>>, dicea, <<Surgi e vieni; troviam l'aperta per la qual tu entre>>. Su` mi levai, e tutti eran gia` pieni de l'alto di` i giron del sacro monte, e andavam col sol novo a le reni. Seguendo lui, portava la mia fronte come colui che l'ha di pensier carca, che fa di se' un mezzo arco di ponte;

Piu` non diro`, e scuro so che parlo; ma poco tempo andra`, che tuoi vicini faranno si` che tu potrai chiosarlo. Quest'opera li tolse quei confini>>. Purgatorio: Canto XII Di pari, come buoi che vanno a giogo, m'andava io con quell'anima carca, fin che 'l sofferse il dolce pedagogo.

e questo fu il nostro patriarca; per che qual segue lui, com'el comanda, discerner puoi che buone merce carca. Ma 'l suo pecuglio di nova vivanda e` fatto ghiotto, si` ch'esser non puote che per diversi salti non si spanda; e quanto le sue pecore remote e vagabunde piu` da esso vanno, piu` tornano a l'ovil di latte vote.

e questo fu il nostro patriarca; per che qual segue lui, com'el comanda, discerner puoi che buone merce carca. Ma 'l suo pecuglio di nova vivanda e` fatto ghiotto, si` ch'esser non puote che per diversi salti non si spanda; e quanto le sue pecore remote e vagabunde piu` da esso vanno, piu` tornano a l'ovil di latte vote.

<<Flegias, Flegias, tu gridi a voto>>, disse lo mio segnore <<a questa volta: piu` non ci avrai che sol passando il loto>>. Qual e` colui che grande inganno ascolta che li sia fatto, e poi se ne rammarca, fecesi Flegias ne l'ira accolta. Lo duca mio discese ne la barca, e poi mi fece intrare appresso lui; e sol quand'io fui dentro parve carca.