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Gesummaria! sclamò la signora Zita, giungendo le palme e levando gli occhi al soffitto, di l

Ma voi rispondete tutti a un modo!... Perchè fuggiste dal carcere se eravate innocente? Per affari di Zita¹. Intanto morì mio padre, e fu per questo ch'esitai a presentarmi: finalmente mi presentai. ¹ Promessa sposa. Perchè vi misero insieme con don Peppino, quale ragione ci poteva essere?

Il padrone scherza coll'amaro in bocca; disse la signora Zita tra , mentre usciva dalla camera per dargli tempo a spogliarsi. Bisogner

Santa Zita benedetta! Sarebbe egli, per avventura? Il soprabito nero lo aveva; il cappello di feltro, diligentemente spazzolato, gli riposava al fianco. Ma ci sono tanti soprabiti e tanti cappelli consimili, in questa valle di lagrime! I lettori indovinano che la signora Marianna, accolto il sospetto in cuor suo, non lasciò più degli occhi il suo divoto vicino.

Adesso che lo conosciamo quanto bisogna, pigliamolo caldo. La signora Zita aveva posato sul tavolino il vassoio del ed augurato una felicissima notte al padrone. Ma quella sera il signor Commendatore non sapeva spicciarsi dal suo giornale e il fumava indarno nel vaso. A giudicare dall'apparenza, il signor Commendatore doveva star bene, rincantucciato nel suo sof

I germanici imposero a tutti i bambini dai 6 ai 10 anni di andare ogni giorno a fare la ginnastica in una palestra! Bella idea, una ginnastica obbligatoria per bambini affamati! Ma c'è di più. Tutte le donne furono costrette a cantare in una messa solenne in onore della imperatrice Zita! Volevano imporre ai preti di cantare una messa perchè Dio aveva liberato questa terra dagli italiani!

Eh, si capisce; i caloriferi hanno lavorato fino a tanto che hanno potuto, e poi, buona notte. Ma cosa è stato, mi dica? Se mi avesse chiamato, Dio benedetto! Brava! Se ci avessi pensato, sarei anche andato a letto. Ma non ci ho pensato; ero in viaggio. In viaggio! ripetè la signora Zita, inarcando le ciglia.

Per solito, quando scoccavano le dieci al pendolo dell'anticamera, il signor Commendatore avea finito, o stava per finire, il suo pasto intellettuale; e in questo caso, studiava il passo, si fermava un po' meno in Russia, o in Baviera, o in Costantinopoli, o al Cairo, e volgeva a grandi giornate verso le beate regioni dove fiorisce spontanea la carota recentissima e dove s'adagia la firma del gerente all'ombra d'un telegramma apocrifo. Intanto, dimandava il suo , altro sonnifero schietto. La signora Zita si alzava allora dal suo seggiolone, su cui stava biascicando una terza parte di rosario, tanto per mettersi un po' di bene alla cassa di risparmio de' cieli; andava pel bricco dell'acqua calda in cucina; la versava nel vaso d'argento, su d'un pugnello di foglie della preziosa pianta cinese, e, portato il vassoio con tutti gli annessi e connessi, lo deponeva sul tavolino, mentre il padrone aveva gi

Il signor commendatore non dormiva; vegliava, ma colla mente assonnata e senza aver coscienza di ciò che gli stava dintorno. Il fruscìo delle vesti di monna Zita e l'immagine di lei, che venne d'improvviso a pararglisi davanti, gli fecero spalancar gli occhi e tornare lo spirito alle cure del presente. Che è? domando egli, scuotendosi. Signora Zita, è proprio lei? Son io, signor padrone, son io.

Ca comu? ca chi cc'entra! Tuttu cosi a lustru di suli faciti vui, comu 'i fuani! 'U po' nigari? non eri presenti tu stissa cca, quannu dicisti ca eri zita cu 'stu me' signuri? E vui, signor D. Iacu, non mi vinistivu a aiutari a pigghiari 'a casa?