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Quando Silvio partì per l'America con poche migliaia di lire, l'ultimo sacrificio che lo zio aveva potuto fare per lui, vendendo una casetta rimastagli, Ada confessò alla famiglia il proprio amore; Ginevra, fidanzata al conte Ramponi, addetto d'ambasciata, la sostenne, ma i genitori furono inflessibili. Essi credettero ad un capriccio, che il tempo e la distanza avrebbero vinto. Invece non ne fu nulla. La ragazza, più delicata della sorella, nella quale una ammirabile assennatezza temperava la foga del temperamento generoso, si fissò con eroica costanza nella contemplazione dello sposo lontano, avventuriero dell'amore in quella terra dei racconti prodigiosi e delle più complicate avventure. Ella amava come si sentiva amata, al disopra di tutte le piccinerie della vita comune e dei poco stimabili privilegi di classe. La sua mestizia crebbe di giorno in giorno; lo spettacolo delle compagne, felici nella volgarit

Qui mi cade il paragone tra i popoli settentrionali e quelli del mezzogiorno: se questi fossero meno turbolenti, più concordi e costanti, ed inflessibili nei cimenti certo il vantaggio rimarrebbe ad essi, ma, succedendo il contrario, questi restano inferiori ai primi, non individualmente però, ma collettivamente. Se si aggiunge poi per l'Italia e per la Spagna l'influenza pestifera del clero, non si stupir

Dei tempi nuovi, della nuova coscienza creata dal diritto elettorale, neppure il più lontano sospetto: lo statuto largito come generosa concessione di monarca, invece che stabilito come diritto fondamentale; terrore e odio verso i rivoluzionari, che parlavano solo dell'Italia; pregiudizi religiosi, inflessibili vanit

Erano state lunghe, eterne quelle ore dei tre giorni, io le aveva vedute avanzare pigre e stanche, ma le ore dell'ultima notte, chiamate invano, supplicate invano, non venivano. Lei doveva arrivare alle sei del mattino. Dalle otto della sera prima io agonizzava nell'impazienza. Non una lettera, non un telegramma. Non poteva farmene, non doveva farmene, avevamo stabilito così. Viaggiava lei verso me? Dove era lei in quel momento? Calcolando potevo saperlo. E se non venisse? Tutte le più alte, le più inflessibili deduzioni matematiche sono capovolte da un picciolissimo fatto. Passeggiavo, fumavo, morsicchiando la mia sigaretta, lasciando che si spegnesse, gittandola nella via, accendendone un'altra. Nella sera ad uno ad uno si spegnevano i lumi del paesello. Passò un treno alle nove; era un diretto, non fermò. Alle dieci un altro; fermò per due minuti; era l'ultimo. La stazione era il mio faro, la mia compagnia. Illuminata, mi riscaldava il cuore come un raggio di sole. Certo i due impiegati, i facchini, il capostazione dovevano essere molto stanchi, poichè smorzarono subito e se ne andarono a letto. Mi parve di rimanere solo, abbandonato, in un deserto, senza luce, senz'acqua. Rientrai in camera, tutto angustiato. Dinanzi ad una fioca stearica d'albergo, in piedi, fremendo, rilessi le sue lettere inquiete, agitate, febbricitanti, che mi davano la follia. Sarebbe venuta. Sarebbe venuta la regina di Saba nei dômi azzurri della mia fantasia. Io le tendeva le braccia, ella veniva. Poi mi mettevo a pensare se quel salottino e quella camera d'albergo erano degne di ricevere la sua persona. Piccole stanze, messe con un lusso un po' rustico, un po' cittadino. Ma come Cristo, vi erano tutte le stazioni della Passione. Gliele avrei fatte vedere: Vedi, qui ho pianto, pensando che tu non saresti venuta. Qui ho sperato che questo calice mi sarebbe risparmiato. Qui ho agonizzato nel dubbio della mia fatale Getsemani. Qui ho singhiozzato credendomi tradito da te. Qui ho disperato, credendo che non saresti più venuta. Questo è stata la mia tomba per tre giorni. E qui, qui, amore mio immenso, sono risorto. E pieno di una esaltazione, uscivo sul terrazzo a gesticolare, come un lungo burrattino preso da pazzia. Forse non sarebbe venuta. Mi sedetti in un angolo, appoggiando le braccia sul muretto, e il capo sulle braccia. Ma non dormivo, no. La boccettina del cloralio era quasi vuota sulla mia tavola. La vuotai. Mi distesi sul letto per dormire. Non dormivo. Presi un libro: le massime di Larochefoucauld. Tristi massime, ironiche massime, piene di realt

No, mai: credeva ogni speranza vana, i suoi parenti inflessibili, eternamente sdegnati; per tenerezza voleva risparmiarmi inutili emozioni.... Io non avevo il menomo sospetto, non tel disse il conte? . E Dal Pozzo si arrestò a riflettere. L'ufficiale tornò a parlare di donna Livia, e chiese in qual modo avesse sposato il duca.

Invece delle catacombe la religione abitò nei boschi. Le case ebbero altari; all'eroiche superbie dell'ateismo si contrapposero le miti ma inflessibili resistenze della fede.