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Ti ho ingannata.... oh, come son vile! egli aveva esclamato un giorno scoppiando in pianto dirotto. Invece di tornare a Bologna si chiusero in campagna; egli ammalò, Ada rimase finalmente incinta, ma questa letizia tanto sospirata si convertì in dolore, giacchè egli se ne afflisse dicendo che quella creaturina del loro amore desolato sarebbe anche più infelice delle altre.

Filippo si chinò a baciarle la mano; ella lo baciò in fronte e gli disse, presto, sottovoce: Che hai fatto? Che hai fatto? Ma anche le altre signore apparvero sulla soglia, e Filippo si avanzò per salutarle. Dove sei stato fino a oggi? domandò la contessa Ada de Idris, ch'era bionda e aveva una carnagione rosea delicatissima. In giro, sono stato, rispose Filippo.

La morte di Ada fu per la contessa Ginevra l'ultimo colpo di scure, che le tagliava alle spalle tutto il passato. Benchè meglio equilibrata della sorella, e gittata nel mezzo di una più larga corrente mondana, la sua vita non era stata fino allora meno passionata ed infelice. Sposando il conte Ramponi, ella aveva in parte ceduto alla propria inesperienza degli uomini e alla volont

Finalmente Ada dovette porsi a letto: questa volta Ginevra potè accorrere da Vienna. La prima parola di Ada fu: Avevi ragione! D'amore non si può che morire. Pensa alla tua creatura, rispose la sorella quasi severamente. Però gli ultimi giorni, quando nel corpo oramai disfatto sparvero anche le ultime traccie di quell'uomo, in lei rifiorì improvvisamente la madre.

92 Come il gran fiume che di Vesulo esce, quanto più inanzi e verso il mar discende, e che con lui Lambra e Ticin si mesce, ed Ada e gli altri onde tributo prende, tanto più altiero e impetuoso cresce; così Ruggier, quante più colpe intende di Marganor, così le due guerriere se gli fan contra più sdegnose e fiere.

Infatti indovinò. Un bel giorno Silvio Tronconi capitò a Bologna disilluso, emaciato dalle febbri e coll'ultima febbre della disperazione nel cuore. Era ritornato per rendere a Ada la sua parola e finire, non sapeva ancora come, ma finire subito dopo in qualche modo. Egli le raccontò tutto, il viaggio, le speranze, le lotte, le cadute, come si era rialzato sempre, pensando a lei, facendosi della sua immagine una stella ed un'arma, volendo vincere ad ogni costo, e come era stato vinto. Pareva invecchiato, ma il suo volto femminile era diventato più bello: quella lunga guerra lo aveva nuovamente scolpito, facendone una testa di poeta e di martire. La sua parola trovava sonorit

"Certo io non sono Ada," disse, "perchè i suoi capelli sono inanellati, e i miei non lo sono punto; certo non sono Isabella, poichè io so tante belle cose, e quella poverina sa tanto poco! Eppoi Isabella è Isabella, ed io sono io. Meschina! che imbroglio è questo!

Quando Silvio partì per l'America con poche migliaia di lire, l'ultimo sacrificio che lo zio aveva potuto fare per lui, vendendo una casetta rimastagli, Ada confessò alla famiglia il proprio amore; Ginevra, fidanzata al conte Ramponi, addetto d'ambasciata, la sostenne, ma i genitori furono inflessibili. Essi credettero ad un capriccio, che il tempo e la distanza avrebbero vinto. Invece non ne fu nulla. La ragazza, più delicata della sorella, nella quale una ammirabile assennatezza temperava la foga del temperamento generoso, si fissò con eroica costanza nella contemplazione dello sposo lontano, avventuriero dell'amore in quella terra dei racconti prodigiosi e delle più complicate avventure. Ella amava come si sentiva amata, al disopra di tutte le piccinerie della vita comune e dei poco stimabili privilegi di classe. La sua mestizia crebbe di giorno in giorno; lo spettacolo delle compagne, felici nella volgarit

Invece del solito viaggio, Ada volle ritirarsi in campagna col babbo, per non lasciarlo solo. Questi, gi

Benchè gracile e macilente, Ada era tornata quasi bella come una volta. Una luce pareva trasparirle dalle carni facendole intorno agli occhi un'aureola: ma volle sempre la bambina presso il letto come per inebriarsi dolcemente nel contemplarla sospesa al seno potente della nutrice, che sorrideva nella sicurezza di poterle trasmettere parte della propria salute; mentre la contessa Ginevra col viso sereno nello strazio di quegli estremi amorevoli capricci vi sentiva gi