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Non saprei del telefono se non ne avessi veduto l'apparecchio in Direzione, e ignorerei completamente la luce elettrica, se da qualche mese non ne fosse illuminato lo stabilimento. Pensate, sono vent'anni che non esco da questa casa. Venti anni che faccio le stesse scale, che percorro gli stessi corridoi, che incontro, si può dire, le stesse facce, che mangio la stessa pagnotta e la stessa minestra, che ubbidisco alle stesse voci e che mi alzo e mi corico al suono della stessa campana. Ho dimenticato la forma delle lettere. Non ne ricevo più da un secolo. Mia madre è morta e i pochi che mi scrivevano mi hanno seppellito nella loro memoria. E mi facevano tanto bene le lettere! Una lettera era un avvenimento che mi commoveva i nervi cerebrali in un modo straordinario. La tenevo nella mano trepidante e la leggevo per una settimana, piangendo, ricordando, facendo sogni di rivedere tutto ciò che avevo perduto, e poi, sazio, la mettevo con le altre e ricadevo nell'insensibilit

Allora procurai di moderarmi, chiusi anche le invetriate, tirai le tendine, e sentendo che le forze mi venivano meno, mi gettai sopra una sedia, mi tersi il sudore dalla fronte, e le dissi: La vostra impudenza richiede una spiegazione.... Ed essa di rimando: Ecco la spiegazione: i primi giorni che abitai questa cameretta mi alzavo per tempo, come è mio costume, e mi mettevo a ricamare al balcone.

Mettevo una certa ostentazione nel ricordare a lei, con i miei atti, l'infermiere d'una volta; ma il sentimento era diverso, era sempre fraterno. Spesso io avevo lo spirito preoccupato da qualche frase d'una lettera della amante lontana, mentre leggevo a lei qualche pagina d'un libro preferito. L'Assente era indimenticabile.

Se lo sapevo, mettevo qua un altro; borbottò il tenente. Che importa? disse Aminta. Mi dica quel che ho da fare, e lo farò come un altro.

Quando gli ripigliava il delirio, io mi mettevo in disparte; non volevo arrischiare di sorprendere qualche sua segreta idea nei vaneggiamenti suoi e volgevo gli occhi dalla parte d'Ambra. Quasi nuda giaceva la tramortita fanciulla sotto le mani dei medici.

Compariva di fatto nell'atrio, quando io mettevo il piede sulla soglia del tempio. Ah bene! gridò, stendendomi tutt'e due le mani. Questo è un bel tratto, veramente degno di voi. E di me, soggiunse, dopo un istante di pausa, perchè io v'aspettavo.

Sono tue queste pianelle? , perchè? Non te le avevo comperate nuove, di pelle bianca, con una fodera di raso bleu marin che doveva accompagnare la vestaglia? E a proposito, dov'è la vestaglia? La mettevo nei primi tempi rispose Marta con esitazione poi mi parve di sciuparla inutilmente. La signora Oldofredi rimase pensierosa su quell'inutilmente.

Allora o infilavo l'uscio, o mettevo il capo ai vetri della finestra, o mi correvano gli occhi ad un libro o ad un quadro.

Proprio nessuno! E il Gentili, che è andato con la nepote, è dunque nessuno? Qui il Borgnetti ebbe l'aria di cascar dalle nuvole. Scusi, signor cavaliere, diss'egli, non mettevo il Gentili tra le persone che vanno osservate... Tutte, tutte egualmente, e il signor Gentili non dee sfuggire alla legge comune; rispose il sottoprefetto. Che cos'è la partenza? Un fatto.

Io mettevo le Alpi fra il celibato e il matrimonio, deciso di difendere con vigore il mio nuovo stato dalle invasioni dell'antico. Ahimè!... io pensava, le Alpi non furono riparo sufficiente alla patria contro gli stranieri, potranno esse salvarmi dalle insidie delle passioni che assalgono l'anima umana?... In ogni caso sono deciso a vincere o morire, piuttosto di darmi prigioniero al nemico.