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Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fe' Glauco nel gustar de l'erba che 'l fe' consorto in mar de li altri dei. Trasumanar significar per verba non si poria; pero` l'essemplo basti a cui esperienza grazia serba. S'i' era sol di me quel che creasti novellamente, amor che 'l ciel governi, tu 'l sai, che col tuo lume mi levasti.

Vero è che, potendo il valore dell'uno e l'altro metallo equipararsi anche ad altre cose, del valore delle quali egli è misura; come Diomede e Glauco, i quali, come dicemmo, barattarono l'armature, valutando quella d'uno, ch'era piú ordinaria, 9 buoi, e l'altra, ch'era d'oro, dice Omero che valeva 100 buoi: in questo caso il numero de' buoi ebbe luogo di moneta in quel contratto, come quello che fu misura del comune valor delle cose contrattate.

Il mare, quell'infinita distesa di liquido glauco che v'invita voluttuosamente a tuffarvici e vi procura sensazioni indescrivibili, il mare infido, ad un tratto, quando meno ve l'aspettate, vi inghiotte e sparite nel caos. Tale è la montagna. Quale è la sorte dei marinai, dei marinai che si sono affacciati impassibili cento volte sulla porta degli abissi?

Nella mia Contessa di Karolystria non c'è ombra di glauco, statene sicuro. Trovatemi un altro libro recente di prosa o di versi che sia immune da questo contagio!... Vi stringo la mano cordialmente. Caprino Bergamasco, 12 maggio 1883.

Ma Galatea veniva su dal mare e gli faceva, maramao! e poi con le compagne vezzosamente rideva del rozzo amatore, e tratta dai delfini, gli facea davanti scorribande pel glauco mare. Queste cose, assai vecchie, sono consegnate nei libri degli antichi poeti. Ma i poeti hanno trascurato di dirci che guai per Galatea se fosse giunta a tiro di mano di Polifemo!

Scilla, racconta la favola, fu ninfa, e di lei innamorò Glauco dio marino; il quale non le potendo toccare il cuore ebbe ricorso a Circe maga, che gli compose certo suo filtro da mescolarsi con l'acqua della fontana dove la ninfa si bagnava. Scilla, entrata nel bagno, si trovò cangiata in mostro con sei bocche e sei teste, ed una cintura di cani le si cinse alla vita. XII. v. 85 e segg.

Glauco appellossi; e, come fu sul fiore Degli anni suoi più verdi, ebbe desire Di porre in Rodi il piè; scola d'onore, E reggia d'armi e d'onorato ardire; Andovvi; e quivi giunto arco d'amore Il costrinse a provar dolce martire; Chè Melibea con suoi begli occhi il prese, E del giovine incauto il petto accese.

Vi avverto che da due anni all'incirca i proseliti della gran scuola fanno un gran consumo di glauco; il biondo, lo scialbo, il grullo ed il brullo cominciano a scadere di moda. Tanto per vostra norma perchè il giorno in cui vi accadesse in qualche vostra prosa di lasciar correre il glauco, io ne rimarrei grandemente allarmato.

Sta presso il morticin curva a ginocchi, e una luce novella è ne’ suoi occhi: uno spasimo strano, una diffusa onda di amore irruppe ne la chiusa sua vita: sopra un mar glauco e sonoro aprirsi vide ella una porta d’oro; le parve in quelle immense onde sparire, tremò, comprese, si sentì morire.

Voi, ch'avete nel cielo alto ricetto, Vergini sacrosante, or mei dite. Qual, se sdegno a Nettun cangia l'aspetto, Teme Glauco e Nerco, teme Anfitrite: Ed ei su rote immense aspro fremente Conturba intorno il mar col gran tridente: XLVI Per guisa tal su quell'orribil piano L'alto d'Italia cavalier sen giva Pien di tempesta, e con terribil mano Fiumi di sangue in fra le squadre apriva.