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At mox Orlandi grandissima bella nasavit, non vacat ultra deponentia discere verba, non species, numeros, non casus atque figuras, non Doctrinalis versamina tradere menti. Regula Donati, prunis, salcicia coxit; ivit et in centum scartozzos Norma Perotti. Quid Catholiconis malnetta vocabula dicam, quae quot habent letras tot habent menchionica verba, et quot habent cartas tot culos illa netarent?

Beatrice tutta ne l'etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di la` su` rimote. Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fe' Glauco nel gustar de l'erba che 'l fe' consorto in mar de li altri dei. Trasumanar significar per verba non si poria; pero` l'essemplo basti a cui esperienza grazia serba.

PANURGO. Immo saepicule ve ne resi cerziore; e dubitando che voi non mi stimaste pentito dell'appuntamento, come viro probo, per mantenervi la parola nam «verba, ligant homines, taurorum cornua funes» ve l'ho qui condotto. GERASTO. Dispiacemi del vostro fastidio. Ma andiamo a riposarci, Narticoforo: questa è vostra casa. PANURGO. Entrate, di grazia, voi.

NEPITA. Ho da burattar la farina per i maccheroni, e voi mi trattenete: lasciatemi andare. NARTICOFORO. Bona verba, quaeso, ascoltiate. NEPITA. In casa voi non alloggiarete, ben potrete andar altrove. GRANCHIO. Bel modo di ricevere i forastieri amici del padrone! NEPITA. Se non gli farò qualche burla, non mi torrò oggi questo barbagianni dinanzi. NARTICOFORO. Dammi udienza, di grazia.

PROTODIDASCALO. Bona verba, quaeso. FILASTORGO.... Che? se tu avessi visto gli atti e le parole, aresti giurato o che egli non fusse egli o che io fussi un altro. PROTODIDASCALO. Udienza per due verbicoli. FILASTORGO. Hai tu forse animo d'iscusarlo?

PRUDENZIO. Ove è questo abominevole mostro prosontuoso? Non odi, no? MALFATTO. Che volete? PRUDENZIO. Perché non vai dove t'ho detto? MALFATTO. Perché non me piace. PRUDENZIO. Adunque devi stare con noi e devemoti stipendiare e hai da fare a modo tuo, eh? No, no, no! MALFATTO. , , ! Hai visto che festa è questa? PRUDENZIO. Malfatto, vien qua. Audi duo verba.

Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si Glauco nel gustar de l’erba che ’l consorto in mar de li altri dèi. Trasumanar significar per verba non si poria; però l’essemplo basti a cui esperïenza grazia serba. S’i’ era sol di me quel che creasti novellamente, amor che ’l ciel governi, tu ’l sai, che col tuo lume mi levasti.

Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fe' Glauco nel gustar de l'erba che 'l fe' consorto in mar de li altri dei. Trasumanar significar per verba non si poria; pero` l'essemplo basti a cui esperienza grazia serba. S'i' era sol di me quel che creasti novellamente, amor che 'l ciel governi, tu 'l sai, che col tuo lume mi levasti.

Quae translatio facta fuit interpretante Choza Goli armeno docto viro et perito in dictis linguis, ipso interpretante et me transferrente mediante patre Giorgio de ordine unitorum perito in lingua armenica et tartarica, verba illa mihi exponenti in lingua italica.

Ser Jacob Lauredanus procurator, ser sapientes consilii, ser Franciscus Michael sapiens ordinum, volunt commissionem per totum, sed loco verborum positorum inter duo in primo capitulo, volunt verba infrascripta: verum transacto yeme, si prefactus dominus se preparet pro veniendo aut mittendo exercitum contra Turcum, tu illic differ et sollicita expedictionem et scribe atque expecta mandatum; si vero postquam ver adveneris videres prefactum dominum non se movere, aut aliter rem dispositam quam suaserit, tu accepta bona licentia redeas ad presentiam nostram.