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Ma siccome anche l'eroe dice essere difficile che creature mortali possano coglierla, così i botanici dovranno rinunziare a scoprirla senza l'aiuto di un Dio. La fantasia popolare non ha del resto stabilito alcun luogo come dimora di Circe, e la leggenda è rimasta qui più per il nome della maga Circe che per la favola stessa: essa non è che artistica ed archeologica.

Da allora se ne erano perdute le tracce e credo che la potenza immaginativa di questo buon popolo lavoratore non sia andata oltre nella bella leggenda di Circe.

Ci fermammo a far colazione su di un vecchio tronco d'albero, presso una carboniera e provammo un piacere simile a quello di Ulisse, quando si assise al banchetto apprestatogli da Circe nel suo palazzo. Era veramente delizioso gustare un buon sorso di vino in quella profonda pace, su quell'omerica spiaggia, dinanzi all'azzurro di quel mare, tinto in rosa all'orizzonte.

Si trova nel paese un albergo, molto primitivo ed anche un caffè; avrei dovuto pernottarvi, se avessi voluto poi salire sulla vetta del promontorio, ciò che era mio desiderio, non tanto per visitare le antiche mura che si additano come resti del tempio di Circe, quanto per godere l'incantevole panorama.

mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno l

vertu` cosi` per nimica si fuga da tutti come biscia, o per sventura del luogo, o per mal uso che li fruga: ond'hanno si` mutata lor natura li abitator de la misera valle, che par che Circe li avesse in pastura. Tra brutti porci, piu` degni di galle che d'altro cibo fatto in uman uso, dirizza prima il suo povero calle.

«Sembravami il castello di Circe o di qualche fata, che di lemuri, di larve, di farfarelli popolando loggie e tetti ed archi e viali godesse atterrire, deludere, affascinare i pellegrini con istrani ludibrj infernali, ed apparenze grottesche di uomini, di animali e di mostri insieme accoppiati e misti.

mi diparti' da Circe, che sottrasse me piu` d'un anno la` presso a Gaeta, prima che si` Enea la nomasse, ne' dolcezza di figlio, ne' la pieta del vecchio padre, ne' 'l debito amore lo qual dovea Penelope' far lieta, vincer potero dentro a me l'ardore ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore;

Scilla, racconta la favola, fu ninfa, e di lei innamorò Glauco dio marino; il quale non le potendo toccare il cuore ebbe ricorso a Circe maga, che gli compose certo suo filtro da mescolarsi con l'acqua della fontana dove la ninfa si bagnava. Scilla, entrata nel bagno, si trovò cangiata in mostro con sei bocche e sei teste, ed una cintura di cani le si cinse alla vita. XII. v. 85 e segg.

FR. Così come io non dubito che ve ne siano di molte finte, ed anco tutte (se ti piace), così tengo che elle non siano finte di non niente. Imperocchè appresso di Varrone parimente e di Diomede si trovano scritte le trasformazioni di Circe in uccelli, in bestie, ed in lupi arcadici. Il nostro Agostino non stimò che tale occasione sia presa da niente, narrando nell'ottavo e nel decimo libro della Citt