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Tale, mi creda il Buonaiuti, è la fede dei puri filologi scientifici. Quando mettete il loro credo in soldoni, strepitano che non è cosí. Ma il Buonaiuti ascolti il Vangelo, e giudichi dagli atti e non dalle parole. Contro questa maniaca ed orgogliosa concezione della filologia ho scagliato il mio delenda.

Ho raggiunto lo scopo. I filologi, a quella bestemmia, hanno visto rosso, e, senza neppure leggere il capitoletto, si sono avventati a corna basse. E piú che io non sperassi. Gli opuscoletti, gli articoletti, le letterine ai Direttori non furono che un piccol cenno. Il giorno 8 luglio, la Societ

Un momento m'interrompe l'amico lettore. A chi volete che giovi, a questi lumi di luna, tale chiarificazione? Chi volete che s'interessi alla filologia, ai filologi, alle loro diatribe bizantine? Non sono bizantine come tu pensi, amico lettore. Chi dice filologia, dice, in ultima analisi, cultura tedesca.

Tutto lo scritto da cui è tolta questa osservazione contiene assennatissime riflessioni intorno agli studî classici e massime intorno all'insegnamento del latino. Credo che non lo conoscano neppure di vista tanti filologi che vanno cercando riparo alla spaventevole decadenza degli studî latini in Italia coi pannicelli caldi dei manualetti tedeschi.

Ed è strano che i filologi, i quali dimostrano cosí sacro orrore per le grazie dello stile, si siano poi abbandonati ciecamente a quella insidiosa figura retorica che suole spalancare anche ai piú esperti scrittori il lubrico bivio dell'errore. E infatti, la filologia non può a nessun costo essere agguagliata alle scienze esatte. Scoprire leggi è mèta suprema della scienza.

I filologi, o, per meglio dire, un certo gruppo di filologi, che per lunghi e lunghi anni ha tenuto il mestolo delle cose classiche, aveva concepito il lavoro filologico come una pesante facchinata da compiere senza mai chiedere il perché. O, meglio, come una specie di corsa nel sacco.

Vedi che non fossero metèci. Foscolo O frati, può essere. T'occorre piú altro? Io Anzi la cosa principale. Ti dirò tutto il vero, Poeta. L'amico di cui t'ho parlato, e che ha scritto il libro contro la filologia tedesca e intedescata, sono io medesimo. E me gli eruditi e i filologi d'Italia investono e proverbiano e calunniano come fecero a te quei messeri che tu dici.

Quello è sangue di porco! E senza abbandonare Eschilo, veniamo finalmente al piú grande dei moderni ellenisti, al pontefice massimo, al gran lama, al kaiser della filologia moderna: Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff. Questo nome, , fa tremare le vene e i polsi a tutti i filologi autentici, serî, veramente scientifici. Per avere denunciate alcune sue gustosissime amenit

Ma l'uomo è un animale socievole. Dalla loro torre di celluloide, i filologi cominciarono a guardarsi intorno. Che tristezza, aver tante belle cose da dire, e non trovare un cane che voglia ascoltarle! Il canto degli eselkopfiani si sperdeva tristamente nel deserto. Ma che è, che non è, ecco altre voci, fioche, ma pur voci, giungere sulle ali dei venti, da lungi, dalle terre straniere. Oh diamine! E come non averci pensato prima! Sicuro! I filologi delle altre terre, di Francia, Inghilterra, Russia, America, Grecia, Spagna, San Marino, Italia! Quelli potevano imparare la loro lingua, accordarsi al diapason dei loro pensieri, formare con essi una umanit

E a mano a mano, neppure come repertorî servono piú codeste opere. Se ne spacciano molte copie in Germania, e fuori di Germania, e massime in Italia. E le nuove edizioni, spesso curate da nuovi filologi, anche piú scientifici degli originarî compilatori, si vanno via via, sulla scorta delle recentissime scoperte, rigonfiando, idropizzando, di fatti, di fatti, di fatti.