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Per un po' hanno taciuto, ché i nomi di Omero, di Pindaro, di Eschilo, si imponevano, e il filologo in genere è rispettoso delle opinioni belle e fatte. Poi, a mano a mano, hanno preso animo a ragliar fuori le vere predilezioni delle loro animule stoppacee. Pindaro non sa il greco, ma Callimaco è il principe dei poeti. Corinna è una poetessa grande, e l'Iliade e l'Odissea due chitarronate.

Ma neanche a Shakespeare fu concesso di rappresentare la tragedia del pensiero: il suo abbozzo rimasto nella storia dell'arte accanto al Prometeo di Eschilo non è che ombra ed eco.

Ad ogni pie' sospinto, dove non ce n'è il menomo bisogno, dove tutto è chiaro, Wecklein sovrappone o sostituisce il tran tran del suo grecuccio teutonico alla divina armonia di Eschilo, e spesso senza neppure avvertirvi della sostituzione. È uno spasimo. Se avete senso d'arte, una ribellione vi solleva le intime viscere. E nessuno dei poeti greci e latini si salvò dalle oscene manipolazioni.

Rivista, di Filologia e d'Istruzione classica, Anno XLIV, Fasc. I. Vedi anche l'altro mio scritto: Il contenuto degli scoli laurenziani di Eschilo, in Atti dell'Istituto Veneto, Tomo LXXV, pag. 849 sg.

E in base a questi ragionamenti, la cui fallacia fu chiarita nello scorso articolo, ecco il filologuccio tedesco inforcar gli occhiali a stanghetta, sedere a scranna, e assumere con molto sussiego, dinanzi ad Omero ad Eschilo a Tucidide a Lucrezio ad Orazio a Tacito, la posizione obiettiva.

Le riproduzioni dei drammi di Eschilo e di Sofocle, avrebbero potuto riuscire cosa assai diversa dalle recitazioni scolastiche fatte ogni anno dagli studenti inglesi e tedeschi al cospetto di professori e di dotti, pei quali non hanno misteri le più riposte meraviglie del testo originale.

Eschilo ebbe d'uopo d'una favola per scrivere il Prometeo, che gli riuscì grande oltre i confini della medesima.

Quello è sangue di porco! E senza abbandonare Eschilo, veniamo finalmente al piú grande dei moderni ellenisti, al pontefice massimo, al gran lama, al kaiser della filologia moderna: Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff. Questo nome, , fa tremare le vene e i polsi a tutti i filologi autentici, serî, veramente scientifici. Per avere denunciate alcune sue gustosissime amenit

Avevano letto che i canti di Omero, di Pindaro, di Tirteo non erano misteri di letterati, ma canzoni di popolo. Avevano letto che Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane non si facevano belli della lode de' loro compagni di mestiere, ma anelavano al plauso di trentamila spettatori e l'ottenevano. Quindi, agitati da castissima invidia, vollero anch'essi quel plauso e quella corona.

Nella sonante e robusta versione di Felice Belletti ho comprese e gustate le tragedie di Eschilo, di Sofocle e di Euripide. Il secondo mi piacque di preferenza; ma allorquando, per far pompa di classica erudizione, ebbi a citare alcuni brani del Filottete, mentii ignobilmente a me stesso ed al pubblico, asserendo che quella tragedia mi aveva commosso alle lagrime. Ci vuol del coraggio, miei cari, a rettificare quella vile menzogna e a proclamare che alcune tirate del più patetico, del più appassionato dramma del teatro greco, provocarono in me una ilarit