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Ma è dolor che non cede e non s’inclina, È il dolor che pugnando a Dio s’innalza; È la virtù divina Che Promèteo sostenne incatenato Su la selvaggia balza. E tetro vola il canto mio sonante Sopra l’intenta folla impallidita, Come cala gigante Su la ghiacciaia ove s’indura il gelo Un’aquila feritaPassan, compatti, tragici, severi, Colla testa scoperta.

Poi, poi... Dio crea l'avvenire ed il diavolo lo cavalca. Io soffoco. Il pensiero mi rode; il cuore mi divora. Prometeo era un Sibarita, paragonato a me. Oh ! li assassinerò... l'è la mia calma, è il sonno che essi

«Perchè tu mi possa comprendere, è d'uopo che io risalga al principio... »Evochiamo l'angelo della rivelazione, il Prometeo della luce, il Dio agitatore di tutta la mia vita!... »Crederesti?... nel profferire il nome di Adolfo, io risento una commozione viva, che mi sembra, come l'antica fata Morgana, uscire ringiovanita dalla vasca miracolosa. »Egli dunque si chiamava Adolfo....

Eschilo ebbe d'uopo d'una favola per scrivere il Prometeo, che gli riuscì grande oltre i confini della medesima.

Se l'arte potesse giungere nelle proprie rappresentazioni alla tragedia del pensiero, i suoi tipi, troppo più alti di Prometeo e di Amleto, si chiamerebbero Satana e Cristo: ma Dante si è esaurito nella caricatura del primo e tutto il cristianesimo si è estenuato nella spiegazione del secondo.

In teatro, dall'alto del suo sgabello, egli dominava ad un tempo l'orchestra, il palco scenico e la folla ammirata degli spettatori. Era il nume delle armonie, il Prometeo che sprigiona la luce. Severissimo e qualche volta irritabile nell'esercizio del suo dominio musicale, egli era, nel consorzio privato, un buono e solazzevole camerata.

Ti hanno forse salvato da un lungo sonno mortale, facendoti sostenere la parte passatista di Prometeo!... Oh! no! che seccatura!... Eccoti riaddormentato, colla tua solita smorfia di paura cretina che ti rimane scolpita sulla faccia gonfia.... Somigli a quegli scogli clericali accovacciati a fior d'acqua, la cui schiuma ha improvvisi spaventi bianchi ad ogni obice sibilante.... Suvvia, svegliati!... Ecco: l'ora è venuta di mostrarti al pubblico, o vecchio orso sozzo di sangue.... Un po' di pulizia!

S'incontra in Prometeo, che cerca da prima dissuaderlo dall'impresa, ch'egli crede inutile e disperata; commosso indi dalle ardite parole di lui, lo prega a volergli narrare la sua storia. L'Eroe si dispone al racconto.

Ma neanche a Shakespeare fu concesso di rappresentare la tragedia del pensiero: il suo abbozzo rimasto nella storia dell'arte accanto al Prometeo di Eschilo non è che ombra ed eco.

La tragedia antica, la massima rimasta nell'arte, ha per tema un Dio, non in quanto è tipo religioso ma per quanto si mescola nella vita umana e vi opera. Amore ed eroismo vi sono quindi espressi con un'altezza di sentimento e di linguaggio quali l'arte posteriore non seppe nemmeno più comprendere. Le prime battaglie significate nelle prime tragedie esprimono o la lotta che l'individuo spirituale impegna colla natura, e vi brilla il raggio giocondo dell'epopea; o quelle che impegna con medesimo, e sono la vera tragedia nella quale la vittoria o la morte diventano egualmente impossibili. Ercole può acquetarsi nell'amore o morirvi: Prometeo è immortale, e non può vincere, morire, essere liberato. La battaglia che il suo spirito ha cominciato coll'infinito ricomincer