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Io mi presenterò come legnaiuolo che fatto abbi il forziero. Santilla comprenderá subito come il fatto sta, perché ella è piú savia che una sibilla. E insieme farete il bisogno. CALANDRO. Oh! Tu hai ben pensato. Per amar suo porterei e' cestoni. FESSENIO. Oh! oh! Grande ardire costui ha. Orsú! Piglia. Alto! O diavol! Tu caschi. Sta' forte. Ha' lo bene? CALANDRO. Benissimo. FESSENIO. Orsú!

Allor mi volsi come l'uom cui tarda di veder quel che li convien fuggire e cui paura subita sgagliarda, che, per veder, non indugia 'l partire: e vidi dietro a noi un diavol nero correndo su per lo scoglio venire. Ahi quant'elli era ne l'aspetto fero! e quanto mi parea ne l'atto acerbo, con l'ali aperte e sovra i pie` leggero!

Quel diavol, ch'era un golpon scozzonato, alle dimande va soddisfacendo: nelle risposte si fe' grande onore, salvo che apparve un po' millantatore.

Disse Marfisa: Altro non vo' sapere; e basta mio fratello e mia cognata abbian di questo nodo dispiacere, fa ragion che la scritta sia firmata. Fosse lo sposo un magnano, un barbiere, dico per via di dire, io son parata; se fosse il diavol, non avrò paura: vo' che facciamo tosto la scrittura.

Quel ronzin, come il diavol se lo porte, dopo un gran salto se ne va con quella, che pur grida soccorso, in tanta fretta, che non l'avrebbe giunto una saetta. 131 Da la battaglia il figlio d'Ulieno si levò al primo suon di quella voce; e dove furiava il palafreno, per la donna aiutar n'andò veloce.

Quella mattina, per contro, il signor commendatore non aveva dato segno di vita; e la sua donna di governo, dopo essere stata un pezzo in orecchio, si era pur risoluta ad usare il suo diritto di vecchia granata di casa, andando a vedere co' suoi occhi che diavol fosse che aveva sconvolto l'ordine di natura, e fatto dormire il signor commendatore mezz'oretta di più.

Erano giunti a due balestrate dalle mura, nel luogo detto di San Fruttuoso, poco stante dalla spiaggia del mare; ma non s'inoltravano di più. Che diavol fanno? si chiedevano i difensori di Castelfranco l'un l'altro. Oramai, il battifolle di Vigna Donna è diventato una legnaia. Provvedono forse ai casi loro per quest'inverno, che sar

Qui apparve abate, uffizial da guerra, qua inviato secreto con arcani, pellegrin che per gravi colpe erra, e tenta d'elemosine i piovani; in qualche castelletto, in qualche terra, fu giuocator col diavol nelle mani, perocché certo e' le sapeva tutte e aggiunge alle dottrine di Margutte.

Rispondeano i villan: Cari signori, abbiam le carni in sui terren lasciate. Dio vede i nostri affanni ed i sudori; son le vostre campagne migliorate: ma abbiam aggravi molti e pochi aiuti, e i buoi per i gran debiti venduti. Era un il nostro pane di frumento, ed or che ne facciam piú d'una volta, l'abbiamo nero di saggina a stento, ché il diavol se ne porta la ricolta.

CRIVELLO. Oimè! oimè! O seccareccio, altrettanto a me. SCATIZZA. Non ti diss'io che la baciarebbe? CRIVELLO. Or ben ti dico ch'io non vorrei aver guadagnato cento scudi e non aver veduto questo bacio. SCATIZZA. Il veggio. Cosí fusse tócco a me! CRIVELLO. Oh! Che fará il padrone, come egli 'l sappia? SCATIZZA. Oh diavol! Non si vòl dirglielo. ISABELLA. Perdonatemi.