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Questo popolo singolare, quando si raduna nei giorni delle sue feste, dovunque si sia, in qualsiasi parte più remota o più inospitale del mondo, si considera quale l'antico popolo d'Israello, quale il discendente diretto di Abramo e d'Isacco, il fiore dell'uman genere, che Iddio di sua propria mano volle porre sulla terra.

Così la povera colomba spaventata si tirò in casa l'inimico; l'esploratore d'Israello era, mercè sua, non pure nel campo, ma proprio sotto la tenda del duce filisteo.

Baciato l'altare, il sacerdote recitò una preghiera sommessa; poi, con voce ispirata, disse agli sposi il passo di Tobia: «Il Dio d'Israello vi unisca ed egli stesso sia con voi. Fa', o Signore, che da oggi questi due più che prima ti benedicano. Beati coloro che temono il Signore e procedono per le sue vie. Sia gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo». «Kyrie eleison». «Kyrie eleison».

Allorquando lo visitai per la prima volta, il Tevere era straripato, e le sue acque gialle scorrevano per la strada più bassa chiamata Fiumara, le case della quale hanno in parte le loro fondamenta nell'acqua. Le acque erano salite fino al portico di Ottavia, e coprivano i piani inferiori delle case circostanti. Qual malinconico spettacolo presentava il povero quartiere degli ebrei, inondato dalle acque torbide del Tevere! Ogni anno il popolo d'Israello va soggetto a questo diluvio; il Ghetto galleggia sulle acque, più meno che l'arca di Noè con i suoi uomini e i suoi animali. Ed il male diventa maggiore allorquando il mare grosso, per il vento di ponente, contrasta lo sbocco alle acque del fiume ingrossato dalle pioggie; allora chi abita in basso si rifugia nei piani superiori. Mi si fece osservare il segno dell'altezza raggiunta dalle acque del fiume nell'inondazione del 1846; allora le acque invasero per intiero tutti i piani inferiori. Nello scorso autunno e nella primavera di quest'anno l'inondazione fu di corta durata, abbastanza sensibile però, perchè io potessi formarmi un'idea precisa dei gravi mali che porta seco. Tuttavia si dice che la mortalit

Il cader delle tue note Era maglio che percote, Era incendio entro la paglia. Morta è l'aria. Più non viene De' tuoi numeri prigione Mista al suon delle catene D'Israello la canzone. Tace il monte e tace Scilla Che balzò, divino Araldo, Del tuo Vespero alla squilla. Chiuso è il cielo. Sui gradini Dell'altar spenta è la face Dell'Idea Che agli italici destini Nel crepuscolo splendea.

Nei giorni in cui le strade di Roma sono animate da tutte queste feste, in cui tutti godono, ammirano, in cui il denaro circola largamente, mentre tutte le strade, tutte le piazze sono adorne di arazzi, di fiori, mentre da ogni casa i lumi splendono, e le carrozze succedono alle carrozze, i pedoni ai pedoni, il popolo d'Israello seduto innanzi la sua porta nel suo Ghetto, riman tetro e solitario, continua ad affaticarsi nel suo lavoro, col sudore della sua fronte, senza toglier gli occhi dai mucchi dei suoi cenci.

Ora Booz dormiva ne la notte tra i suoi. Presso le mole simili ne l'ombra a monumenti, i mietitori stavano distesi, come armenti stanchi. E questo era in tempi lontanissimi a noi. Le tribù d'Israello avean per capo un saggio. La terra, esercitata da una gente errabonda che ignote orme giganti scoprìa ne 'l suo passaggio, tutta era molle ed umida pe 'l diluvio e feconda.

L'Arcivescovo si reca in mano l'aspersorio, e senza scendere dalla mula, con assai buone orazioni, li benedisse: poi, recitata in fretta un brano di perorazione nel quale diceva Manfredi figlio di Acab, fulminato dal sacratissimo anatema, razza di vipere, ariano arnaldista, priscillanista, ed ateo, tutto insieme, e chiamando allo incontro i Francesi veri figli d'Israello, e discendenti in linea retta dalla tribù di Giuda, intuonava l'Exurge Domine et defendem causam tuam ecc., e gli avviava a sgozzarsi allegramente su la pianura.