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«Elena, dolcissima donna miafavella Manfredi correndo armato di piastra e maglia verso la Regina, e le strinse con la mano aspra di ferro la sua delicata così fortemente, che per assai tempo vi portò la impronta violetta; «Elena addio! avanti che il sole tramonti io sarò vittorioso, o mortoPoi senza attendere risposta si volse ai figli, e gli abbracciò, e li baciò: «Voi sarete felici, spero; se però la fortuna statuisse altramente, sovvengavi in ogni caso voi esser nepoti d'Imperatore, figli del nobile Manfredi; l'unico insegnamento che un Re vinto può dare ai suoi figli per ben condurre la vita è di saper morire; una, voi lo sapete, è la via per cui si viene alla luce, perchè una la cagione del vivere; innumerabili quelle per le quali si fugge, perchè innumerabili le cagioni del morire; se la natura ci aggravò di travagli, ne concesse anche il modo di deporli: non temete la morte; bugiardo è chi l'afferma terribile; più l'uomo le si avvicina, meno gli apparisce repugnante; al punto di abbracciarla, par bella; serbate, miei figli, i vostri giorni contro la persecuzione, contro la miseria, ma non obliate che il cielo ha fatto un asilo contro la infamia sotterra...» Piangevano tutti; Manfredi gli sogguardò amoroso, e soggiunse: «In questa guisa dunque voi date animo al vostro Re per la vicina battaglia? Conviene accompagnare col pianto un guerriero al pericolo? In verit

Difatti Bonifazio III, successore di lui, timoroso, che altri lo prevenisse a pigliare per il titolo di universale non istette a perdere tempo e indusse lo imperatore Foca a concederglielo; donde tu vedi come anco questo nome da cui tirano tanta superbia i Papi di Roma non si diparta da istituzione divina, ma al contrario sia dono d'imperatore, e di quale imperatore!

Monitore Zoologico italiano, anno XXIII, n. 9-10. Pazzia d'imperatore o aberrazione nazionale? Rivista di Patologia nervosa e mentale, anno XX, fasc. 7. HENRI FABRE, id., fasc. 12. Cfr. fasc. 10, e anno XXI, fasc. 1-2. Nella medesima rivista si è finito di pubblicare in questi giorni un altro suo lavoro importantissimo: La psichiatria tedesca nella storia e nell'attualit

Se la potenza tedesca avesse potuto ordinarsi definitamente in Italia, sarebbesi fatto da lui, che riuniva le due potenze d'imperatore, re d'Italia e delle Due Sicilie, che imperiò e regnò oltre a cinquant'anni, che quasi sempre dimorò tra noi, che fu, si può dire, piú italiano che tedesco, e fu grand'uomo. Ma tutte queste qualitá facendolo piú pericoloso, il fecero anche piú odiato.

I saracini vengono fino a questa, e depredano a San Pietro e San Paolo, ambe allora fuor delle mura; re Ludovico accorre, allontana la guerra; si cingono di mura le due basiliche; e il quartier di San Pietro ne prende da papa Leone IV il nome di «cittá leonina». Ludovico II succede dunque alla dignitá d'imperatore primario, ma alla sola potenza reale di re d'Italia con Provenza.

Ma in Italia, sedia sempiterna e reale del papa, sedia nominale e troppo a lungo de' nuovi imperatori, gli urti furono immediati e infinitamente piú sentiti; fu sentita e segnata di sventure e sventure ogni elezione d'imperatore, ogni elezione di papi; e ne sorsero cattivi e stranieri imperatori, cattivi e simoniaci e corrotti papi per oltre a due secoli; e poi papi grandi e grandissimi , ma allora le contese della Chiesa e dell'Imperio, le parti guelfa e ghibellina, la debolezza d'Italia, Italia aperta a nuovi stranieri, Italia divisa, anche dopo caduto ogni nome d'imperio, tra nazionali e stranieri.

Ma per poco; sorge a nuovo competitore Ludovico re di Borgogna, risuscita la parte di Lamberto. Ma Berengario rientra in questa a tradimento, spaventa i borgognoni, fa prigione Ludovico e il rimanda con gli occhi cavati in Borgogna, ove serbò il titolo d'imperatore, ma onde non tornò piú . Allora per la terza volta Berengario tien tutta Italia, e se ne mostra meno indegno.

Birbo no, ei mi va... Un bell'uomo! rosso, robusto, vivo, occhi turchini, il sorriso sulle labbra, una bella barba rossigna, una fronte d'imperatore... un bell'uomo davvero! alto, maestoso, ed una mano che giammai a dama di castello ne ho veduta più bella, più bianca, più eloquente.

A Roma imparerai come nelle guerre civili il Capitano non pigliasse titolo d'imperatore, vincendo gli rendessero grazie per decreto, egli ardisse menare l'ovazione, molto meno il trionfo. C. Antonio, spenti Catilina ed i compagni suoi, ordina ai soldati lavino le spade, e si purifichino innanzi di entrare nel campo; e non, che altri Mario, e Silla t'insegneranno a Roma come le vittorie su i cittadini sieno eventi luttuosi da consacrarsi agli Dei infernali, quegli fuggendo dai tempii, e dagli altari, questi omettendo le immagini delle citt