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Sicuro, ed eccola qua. Un giorno (Ella non mi domandi il mese e l'anno, perchè non glieli saprei dire) un giorno avvenne ad un cacciatore di passare tra i faggi, inseguendo una cerva, sulle rive del lago. Dall'altra parte, dove mancavano gli alberi e sorgeva in quella vece un picco aguzzo a mo' di scogliera, vide una bellissima figura di donna, che pareva una bagnante, escita allora dall'acqua, e in atto di rasciugare al sole la sua capigliatura bionda. Il cacciatore rimase estatico ad ammirarla; il che, per dirglielo così di passata, diede tempo alla cerva di mettersi in salvo. Quanto rimanesse egli in contemplazione non so, perchè la leggenda non lo dice; il fatto sta che quando egli fece per avvicinarsi alla bella figura, costeggiando la riva del lago, trovò un canaletto d'acqua, e in fondo al canaletto un roveto così fitto, che non ci fu verso di passare dall'altra parte. Quando ritornò al suo posto primitivo per rivedere la bella, un velo di nebbia si era levato dal lago; fors'anche l'oscurit

Or gli orsi affronta sugli alpini sassi, ora i cingiali in valle ima e palustre: or s'un gianetto par che 'l vento passi, seguendo o caprio o cerva multilustre, che giunta par che bipartita cada in parti uguali a un sol colpo di spada. 92 Di filosofi altrove e di poeti si vede in mezzo un'onorata squadra.

A queste note i cavalieri armati Movean per la campagna i piè leggieri, Qual per i colli, o per gli aperti prati Su rapide orme se ne van levreri, Quando con strida, o dando il corno a i fiati, Gli spinge per salvatici sentieri L'ingordo cacciator, ch'avvampa d'ira Per lieve cerva che fuggir si mira,

A chi gli domandava: Cardello dove vai? egli rispondeva con lo strillo pulcinellesco, quasi come segno del mestiere che intendeva di scegliere. Poi avea parlato della cerva che sembrava viva, con le corna ramificate alte così; l'avrebbe manovrata lui. E avea parlato delle nuvole, degli angeli e dei serafini che portavano su, in cielo, l'anima di Santa Genoeffa.

Era suo studio travagliare in corso Per silvestre cammin cerva leggiera E cerviero atterrare, e piagare orso, Terror de' boschi, non fallace arciera; E de l'orride spoglie ornava il dorso, E quasi di trofeo ne giva altiera, men per l'ampie valli era possente A soggiogar notando ogni torrente.

Da otto giorni, Cardello si esercitava a far andare e venire dalle quinte di carta la cerva, personaggio importantissimo, che dava il latte ai due bambini nel bosco dove Santa Genoeffa viveva coperta di stracci, e a far muovere il macchinismo dell'ultimo atto, quando l'anima della santa doveva salire in cielo fra una gloria di angeli e di serafini, opera di don Carmelo, che la restaurava, incollando, dalla parte di dietro, pezzetti di cartone alle ali dei serafini sgualcite e alle nuvole strappate.

MOPSO. Bella Tirrenia mia, che di bellezza avanzi i più bei fior di primavera, morbida più che tenera vitella, ch'ancor non ha gustato erba fonte; e delicata più ch'i bianchi velli di non tonduto pargoletto agnello; e più schiva d'amor e più fugace ch'innanzi a cacciator timida cerva: odi, bella Tirrenia: a queste ombrette meco t'assidi, e i miei sospiri ascolta.

Il gobbetto che mi segue portando la valigia mi racconta che è figlio di un portinaio di Via Cerva. Per colpa dei profughi vive in un ripostiglio, quasi di mendicit