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E buon sangue se ne faceva, anche troppo, lui. Certe sere Cardello si stupiva che al momento della rappresentazione don Carmelo riacquistasse, come per incanto, tutta la lucidezza di mente che occorreva e parlasse spedito.

Invano Tano Spaglia le diceva scherzando: Ma via! Figli e guai non mancano mai! Mutiamo discorso! brontolava don Carmelo. E ogni sera, terminata la rappresentazione, mentre marito e moglie si coricavano nel misero giaciglio dietro il palcoscenico, Cardello li sentiva leticare sottovoce e sentiva il colpo di un ceffone o di un pugno che strappava degli ahi! ahi! alla poveretta.

Cardello avea creduto che la cosa fosse difficile e che egli non sarebbe mai riuscito. Sbarrava tanto di occhi in viso a don Carmelo, si grattava il capo; e siccome due o tre volte, nei giorni scorsi, colui gli avea lasciato correre qualche scapaccioncino, se eseguiva male i suoi ordini, ora Cardello si aspettava uno scapaccione da un momento all'altro.

Costui era sempre allegro; raccontava storielle che facevano fin sorridere donna Lia, suonava la chitarra, cantava canzonette un po' sboccate, e quando don Carmelo dimenticava di far prendere il solito litro di vino, diceva a Cardello: Senz'offesa, don Carmelo... mando il ragazzo qui vicino. Su, panperso: un litro, e del migliore.

Da due giorni c'era pace nel teatrino don Carmelo diceva sempre teatrino parlando di quello stanzone che il proprietario soleva affittare per usi diversi, secondo le occasioni.

E il sipario fu tirato su tra il profondo silenzio della sala. Cardello avea dovuto prendere in mano Tartaglia, mentre don Carmelo, situato nel centro, dietro il fondo, reggeva Pulcinella. Lo scenario rappresentava la sala del trono del duca di Brabante, e gli spettatori eran curiosi di sapere come mai Pulcinella e Tartaglia si trovassero l

Il povero Cardello non potè aggiungere altro, sopraffatto dalla valanga di improperi che don Carmelo pareva stritolasse tra i denti, facendo il miracolo di non urlarli ad alta voce, quantunque i rumori, i battiti di mano, le grida di Fuori! Fuori! scoppianti dalla sala avrebbero impedito di udirli anche se non brontolati a quel modo.

Bravo,Cardello! Hai fatto la tua parte anche tu! gli disse don Carmelo: O perchè piangi? Perchè... perchè.... E non seppe dir altro. Il giorno appresso don Carmelo prese a dargli le prime lezioni del mestiere. Sta' attento: guarda come faccio io. Questi sono i fili delle mani; questi dei piedi. Si tirano in su così, secondo quel che dice il personaggio. Sta' attento!

Don Carmelo intanto appendeva a un fil di ferro i burattini che dovevano servire per la rappresentazione della sera appresso; e Cardello seguiva attentamente con gli occhi l'operazione, divertendosi a vederli girare per alcuni istanti da destra a sinistra, da sinistra a destra, quasi volessero trovare una comoda positura prima di fermarsi. Chi li fa i burattini? domandò.

No; quella vita troppo monotona non era per lui. Un mestiere libero, all'aria aperta, ecco quel che ci voleva. Avrebbe sofferto, avrebbe lottato, ma voleva riuscire qualcosa di meglio di un servitore. Ai burattini non pensava più. Era impossibile incontrarsi in un altro don Carmelo, davvero Re dei burattinai.