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Aggiornato: 26 giugno 2025


Dopo le ventitrè, quando la Piazza cominciava a popolarsi, arrivavano i drappelli de' suonatori di tamburo e di pifferi, addetti al corpo dei granatieri acquartierati nel forte di Belvedere, o a quello dei fucilieri, accasermati nella fortezza da Basso, arrivavano i tamburi dei Veterani, acquartierati nello stabile della Zecca, con ingresso in Via Lambertesca, le trombe dei dragoni alloggiati nel Corso dei Tintori, dei Cacciatori a piedi e dei Cacciatori volontarii.

III.° [I[Soldo]I] = I due esemplari da me veduti di questa moneta, l'uno nella Raccolta Correr, l'altro alla Marciana m'inducono forte sospetto non sia essa che una moneta di capriccio, seppure non vogliasi credere che la fretta in cui si trovò la zecca veneta di coniare e spedire a Candia quantit

E perciò non doverebbe ella mai scostarsi da quella proporzione che costuma la piazza di Genova, se non quant'ella avesse bisogno per la sua zecca piú d'un metallo che dell'altro. Ma qui è forza ch'io chiami del lettore piú applicata l'attenzione del solito, per trattarsi di sottile, ma importante proposizione.

Io so bensì che il chiaro senso della terminazione del Maggior Consiglio 31 marzo 1394, ricordando le varie specie di monete argentee che si battevano allora nella zecca nostra, [I[grossi]I], [I[soldini]I], [I[parvuli]I] e [I[tornesi]I], avrebbe facilmente condotto a riconoscere, nei pezzi che frappoco esamineremo, il tornese, stante la necessaria esclusione da quella nomenclatura degli altri nummi che appartengono alle tre prime classi e che troppo son conosciuti. Ma nullameno è officio di coscienzioso scrittore l'attribuire la priorit

L'oro e l'argento sono prezzi l'uno dell'altro, come giá si mostrò, e secondo la varia abbondanza dell'uno e dell'altro mutasi la proporzione con che l'uno all'altro si baratta, il che pure si provò sopra: onde ciascuna zecca dovrebbe valutare le monete sue d'oro e d'argento a quella proporzione che ne' prezzi degli argenti e degli ori non coniati comunemente fra' mercanti di quel paese vien osservata; e questa non suol esser giammai molto differente da un paese all'altro, se non sono molto distanti o vi sia qualche circostanza particolare che ne dia l'impulso.

E, se ancora si difficultasse e si dicesse che le monete andate in zecca in questo tempo erano monete che si trovavano nell'istesso Regno per farne mezzi carlini, nel tempo predetto dalli 1582 alli 1590 era il medesimo che si faceano mezzi carlini, e, se vi fusse stata moneta, si avriano fatte, come si fecero, della poca.

In Venezia non si spendono altrimente tutte l'entrate che tiene la Signoria, ma la maggior parte s'incascia; e, dopo che levôrno il debito fatto l'anno 1570 e 1571 per l'armate per opera del procurator Priuli, nell'officio della depositaria vi si metteno ogni anno ducati circa seicentomilia, oltre di quel che s'incascia nel tesoro in zecca.

II bagattino coniato per Treviso nella veneta zecca è somigliantissimo a quelli che, intorno all'epoca stessa, si fecero per le citt

La zecca di Venezia ha fatto molte volte guadagni considerabili sul zecchino in Levante, non perché ella ne' suoi Stati lo valutasse piú del dovere, ma perché piú del dovere lo stimavano le altre nazioni meno politiche; e, quando una zecca ha tali cognizioni, non fa male a valersene, ma ci vorrebbono molte cautele, che sono poco avvertite. Di che si dirá qui avanti. Regola seconda.

Queste monete, levate di zecca, ascenderanno alla somma e valore delle dette lire 72; e, se delle istesse monete egli pagherá al zecchiere la sua mercede, vero è che non gli tornerá in mano la sua libbra intiera del detto argento, nemmeno saranno lire 72.

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