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S'alcuno, trovandosi debitore d'una somma di danari cosí d'oro come d'argento, vorrá pagare a numero, fará di bisogno che anco paghi a peso e con quest'ordine, cioè: se il debitore dovrá dare lire 60, e le pagherá in tante monete d'argento di lega di once 10, delle quali n'anderanno in numero 240 alla libra di valore di soldi cinque l'una come nelle tariffe, e che nel pesarle non fossero una libra giusta, sará tenuto aggiungere tante monete di quella sorte che suppliscano al detto peso della libra; e non si dovrá aver riguardo alla somma del conto delle lire, ma solo si attenderá che nel pagamento vi sia il giusto peso della finezza, cioè le once 10 di fino argento che vagliono lire 60.

PANURGO. Confesso esser vero quanto dite; ma quello che è fatto, non è stato comandato dal mio padrone? conviene al servo far ciò che gli comanda il suo padrone. GERASTO. Conviene ad un uomo da bene non dispiacere ad alcuno per far piacere ad un altro. PANURGO. Lece al servo far ciò che vuole il padrone. GERASTO. Questo servo ne pagherá la penitenza.

S'alcuno sará debitore di lire 792 d'imperiali, quali sia tenuto pagare in tant'oro, e le pagherá con tanti ducati o scudi o altre sorti di monete d'oro, nelle quali vi siano once undeci di pur'oro; in tal modo il creditore verrá sodisfatto.

E, se vorrá pagare con scudi, li pagherá in questo modo: e ne darò un essempio.

S'alcuno che si troverá debitore di scudi novantanove, che in tutto peseranno una libra, come nelle tariffe, valendo ciascuno lire otto imperiali, che fanno la somma di lire 792, nelli quali entrano once undeci di pur'oro, che vale lire 72 l'oncia, pagherá once 132 di argento di coppella coniato ed apprezzato lire 6 l'oncia; dico che non vi sará differenza alcuna.

Il simile avverrá a chi porrá oro o argento in zeca per farlo coniare; percioché pagherá le fatture del suo proprio, o con oro o argento avanzato al zechiero nel compartire e fare le monete, overo che pagherá di quegli istessi danari levati di zeca o d'altri, overo d'altre robbe, secondo che tra loro sará convenuto.

Queste monete, levate di zecca, ascenderanno alla somma e valore delle dette lire 72; e, se delle istesse monete egli pagherá al zecchiere la sua mercede, vero è che non gli tornerá in mano la sua libbra intiera del detto argento, nemmeno saranno lire 72.

Ma forse alcuno me la pagherá. PEDOFILO. Poiché sète sodisfatto, ite in buon'ora. ERASTO solo. ERASTO. O meraviglia delle meraviglie, o Dio, che ho visto e tócco con le mie mani? ed è possibile che sia stato tanti anni e tanti mesi in cosí fatta cecitá e abisso di ombre, d'imagini, di larve e d'incantamenti? son fuor di me stesso o sono in un altro mondo?

E se quello che fará fare qualch'opera con oro e con argento grezo, over con monete nei valori delle quali sono comprese le fatture, pagherá le fatture di essa; e, volendola poi ridurre o ritornare in monete per prevalersene per conto suo, perché non è il dovere ch'egli paghi le fatture, come se volesse far fare, di essi preciosi metalli grezi, o di monete, collane o vasi o simili, essendoché nel fare e l'uno e l'altro tutte sian fatture?

Ma me la pagherá quel furfante di Leccardo. LECCARDO. Menti per la gola, ché son meglio uomo di te! MARTEBELLONIO. Dove sei, o tu che parli e non ti lassi vedere? LECCARDO. Non mi vedi perché non ti piace vedermi: eccomi qui! MARTEBELLONIO. Mi farai sverginar oggi la mia spada nel sangue di poltroni. LECCARDO. E tu mi farai sverginar un legno che non ha fatto peccato ancora.