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Aggiornato: 31 maggio 2025
O me sopra tutti gli uomini felicissimo, s'io possedessi un tal tesoro! CAPPIO. Che ordinate che si facci? GIACOMINO. Or che l'assenza di mio padre ci porge la commoditá, vuo' che subito vadi a Salerno.
Scommodando gli amori di Giacomino, accommodarò il mio stomaco. Devo io osservar fede a chi mi manca di fede? Io intanto apparecchiarò le scuse e le gambe per sfrattar la campagna, e al peggio le spalle alle bastonate. Vuo' piú tosto morir satollo e da forfante che morirmi di fame e da uomo da bene.
VIGNAROLO. Mi basta la grandezza de' tuoi costumi e della tua natura. ARMELLINA. Non vo' che alcuno mi pigli: vuo' stare come sto. VIGNAROLO. Se vuoi stare come stai, diventarai salvatica. ARMELLINA. Come? VIGNAROLO. La vite come sta sola cade in terra e s'insalvatichisce: la donna è la vite, l'uomo è il palo; se non ha il palo dove s'appoggia, sta male.
POLINICO. In fine, che vuo' tu inferire? FESSENIO. Voglio inferire che tu ti accommodi al viver d'oggi. POLINICO. In che modo? FESSENIO. Allo essere inimico delle donne, come è quasi ognuno in questa corte. E però ne dici male. E iniquamente fai.
«O santo padre, e spirito che vedi ciò che credesti sì, che tu vincesti ver’ lo sepulcro più giovani piedi», comincia’ io, «tu vuo’ ch’io manifesti la forma qui del pronto creder mio, e anche la cagion di lui chiedesti. E io rispondo: Io credo in uno Dio solo ed etterno, che tutto ’l ciel move, non moto, con amore e con disio;
<<O santo padre, e spirito che vedi cio` che credesti si`, che tu vincesti ver' lo sepulcro piu` giovani piedi>>, comincia' io, <<tu vuo' ch'io manifesti la forma qui del pronto creder mio, e anche la cagion di lui chiedesti. E io rispondo: Io credo in uno Dio solo ed etterno, che tutto 'l ciel move, non moto, con amore e con disio;
Oh, cancaro! io temo di esser scoperto da altri per vignarolo, e or scopro me stesso; e quel che con tanta diligenza vuo' nascondere lo paleso a tutti. Son solo e parlo come fosse accompagnato. Ascolta, vignarolo, e fa' come ti dico io. Ben, che dici? che vuoi che faccia?
I' m'accostai con tutta la persona lungo 'l mio duca, e non torceva li occhi da la sembianza lor ch'era non buona. Ei chinavan li raffi e <<Vuo' che 'l tocchi>>, diceva l'un con l'altro, <<in sul groppone?>>. E rispondien: <<Si`, fa che gliel'accocchi!>>. Ma quel demonio che tenea sermone col duca mio, si volse tutto presto, e disse: <<Posa, posa, Scarmiglione!>>.
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte muoversi pur su per la strema buccia, tal era li` dai calcagni a le punte. <<Chi e` colui, maestro, che si cruccia guizzando piu` che li altri suoi consorti>>, diss'io, <<e cui piu` roggia fiamma succia?>>. Ed elli a me: <<Se tu vuo' ch'i' ti porti la` giu` per quella ripa che piu` giace, da lui saprai di se' e de' suoi torti>>.
Ottoman, su tua morte alzano il canto, Me destinando a vil servigio indegno; Ma nol faran, ch'io vuò morire; intanto Queste misere chiome io ti consegno; Di mirra in vece io t'ungerò col pianto; E tu, mio Re, nol ti recare a sdegno, Che lo sgorgano gli occhi, onde uscia lume, Che pure avesti d'apprezzar costume.
Parola Del Giorno
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