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Aggiornato: 20 giugno 2025
Era in quei momenti e durante quelle brevi scappate ch'io coglievo l'occasione per recitarle il mio sonettino, per dirle che le volevo bene, per baciarle la punta di un dito. Non più in l
Uscito dalle Berti, passai dalla signora sindachessa, per una visita da medico. Più lunga volevo farla dalle signore Wilson, dove andai a finire. Mi batteva il cuore, arrivando davanti alla palazzina; e più mi batteva entrando nel salottino, dove la signora Wilson madre era seduta secondo l'uso al suo telaio da ricamo.
Egli non mi ha sedotta; gli volevo bene, gli voglio bene oggi più che mai; vivo qui sola, in questo paese, per lui. Che colpa ha Filippo in tutto questo? Se anche avessi sposato Adolfo, oggi vorrei bene a Filippo, perchè non ho mai amato che lui; e perciò Filippo è un libertino? Se anche fosse? Io lo amo, gli ho dato tutti i diritti su di me, e tanto peggio per me, dunque!
Grazie! rispose Ariberti convulso. È quello che volevo. E strinse la mano ai due valentuomini, che gli avevano fatto quel grande servizio. Dove pranza oggi? gli chiese poscia il Priore. Con loro, se accettano il mio povero invito.
Che gliene pare? Il reverendo si voltò come un trasognato. Di che cosa? domandò a sua volta.. Ma del sogno che gli ho raccontato! Bello, bello davvero. Bello!! un sogno simile!! Bello!... dico bello così.... per dire.... bello insomma perchè ci sono i numeri con certezza. Volevo ben dire!... Dunque.... per me prenderei prima d'ogni altra cosa morti.
Volevo parlarvi in quella vece dell'amicizia che ho per voi, continuò messer Dardano, che vorrei vi fosse nota in tutta la sua profondit
Filippo continuò a tacere; e come se il silenzio di lui lo inacerbisse, il conte Roberto riprese alzando la voce: Si tratta di quella solita birichina che ho visto a Sirmione. Io non ne ho più parlato perchè non volevo annoiare me e te.
Parlava vibrato, con collera mal contenuta ma la mia stanchezza ed il malessere erano troppo dolorosi perchè mi lasciassi sopraffare. Alle sue parole, ai suoi consigli, ai comandi, alle preghiere, rispondevo un no cocciuto e disperato. Volevo scaldarmi al soffio caldo delle vacche e riposare al chiuso; perchè mi torturava a quel modo?
Ma scusate, io volevo domandare se di questo sollazzo non ce n'ha ad esser per tutti. In quattro ci siamo incontrati; ora, dico io, in quattro si avrebbe a combattere. Il Sangonetto fece a quelle parole una smorfia. Infine! proseguì il Picchiasodo, con quel suo piglio tra rispettoso e faceto. Non mi par bella che due se la godano e gli altri due debbano stare a vedere.
21 ottobre. Volevo dicessero: Quel giovane si è fatto seriissimo, è divenuto il servo dei poveri, è dolce, è pio, è rassegnato. Ha un profondo dolore, ma soave che coll'amore consacra la sua vita... Volevo mi amassero tutti ed io mi tranquillassi.... No! risusciti tu, mio animo d'artista e mi scuoti! mi tormenti! Mi fai delirare!
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