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Costei qua giú gli armonici concenti seppe cavar su dal soave moto, per levamento de l'afflitte genti. Costei, de' spirti con vigor, l'ignoto cognito fa, li quali sotto l'etra pendon ne l'aere piú dal ciel rimoto. Fisica. Logica. Metafisica. Geometria. Aritmetica. Astrologia. Musica. Magia.

Giù ruinando in su la terra appena Il colpo diè, che sul morir feroce Ergendo il capo da la bassa arena Inverso Micalogle alza la voce: Poscia, che guerreggiando oggi ne mena A dura morte il Cavaliere atroce, Deh fin ch'a te nel petto il vigor dura I cari amici vendicar procura.

138 Come mastin sotto il feroce alano che fissi i denti ne la gola gli abbia, molto s'affanna e si dibatte invano con occhi ardenti e con spumose labbia, e non può uscire al predator di mano, che vince di vigor, non gi

E quì la forza de i dolori estremi Gli occhi di nuovo al gran guerriero oscura, E gli toglie il vigor, s'a dire ei prende: Ma pure Egina mormorar s'intende. Quinci il trassero a lei.

Ciascuno al fin de le battaglie intento Rivesta l'armi; ed infiammate in guerra I magnanimi cor d'alto ardimento. Hassi a sforzar l'assediata Terra: E del popol di Rodi il vigor spento, Dissipate le mura, onde ei si serra, Il fosso pien, da travagliarsi è poco Per entrar con l'insegne, e porla in fuoco.

Non perdete vigor, saldi le piante, Di sdegno il petto, o Cavalieri, empiete; Pronti le mani a l'armi, aspri il sembiante, Fuggite voi, se me fuggir vedrete. Ei diceva, e sospingeasi avante. Allor chi spada, e chi ferrato abete, E chi punta di stral bagnò nel sangue; Ma pure il Turco in guerreggiar non langue.

5 Avea Dudon ben conosciuto certo, ch'ucciderlo Ruggier non l'ha voluto; perch'or s'ha ritrovato allo scoperto, or stanco , che più non ha potuto. Poi che chiaro comprende, e vede aperto che gli ha rispetto, e che va ritenuto; quando di forza e di vigor val meno, di cortesia non vuol cedergli almeno.

E Periandro rispondeva: è chiaro Quanto la destra d'AMEDEO feroce Fulminasse in battaglia; altro riparo Non fu ver lui, salvo fuggir veloce; Io, s'egli dorme, o se l'invitto acciaro Riposar lascia, ascolterò tua voce, E farò col vigor di questa mano Che mi deggia pregiar l'alto Ottomano.

Nato nel 1265, l'anno della calata di Carlo d'Angiò, cresciuto, educato tra i trionfi della libertá fiorentina e della parte nazionale, e insieme in sull'aurora del poetare italiano, in tempi dunque d'ogni maniera propizi allo svolgersi di suo grande ingegno; preso di gentile e puro amore fin dall'adolescenza, infelice in esso fin dalla gioventú, provata poesia, ideato e lasciato il poema giovanile, provata la vita pubblica, e respinto da essa e di sua cittá per quella moderazione di opinioni, per quell'ardenza nel proseguirle che tutti gli animi un po' distinti sentono, che i volgari di qua e di , di su e di giú non capiscono e non perdonano; si rivolse, esulando, allo scrivere, all'idea giovanile, a quel poema di religione, di filosofia, di politica e di amore, il quale, simile nella forma a parecchi contemporanei, supera forse in sublimitá e vigor di pensieri, agguaglia per certo in tenerezza e splendor di poesia ed in proprietá di espressioni i piú belli delle piú colte etá antiche o moderne; ed in tale opera, e nell'esiglio, perseverò poi vent'anni fino alla morte . Noi non celammo l'error politico di Dante, che fu di lasciare la propria parte buona e nazionale perché si guastava in esagerata, straniera e sciocca, di rivolgersi per ira alla parte contraria ed essenzialmente straniera; ed aggiungeremo qui ch'ei pose il colmo a tale errore, protestando di continuar nella moderazione, affettando comune disprezzo alle due parti, mentre rivolgevasi a propugnare l'imperio, e nel poema, e in quel suo libro, del resto mediocre, Della monarchia.

Ed io repente a le sue voci acceso Sentomi franco, ed ho guerriero il core, E l'usato vigor non m'è conteso, Anzi a la destra mia cresce il valore. Gli risponde Tersandro: hai ben compreso; Anch'io di me medesmo or son maggiore, Ho le piante leggiere, il braccio ho saldo, E via più che l'usato il petto è caldo.