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Aggiornato: 22 maggio 2025
Gabriele con Falco e Messer Tanaglia andavano di buon passo sulla strada che costeggiando il lago correva dritta verso il Porto del Castello, presso il quale era l'entrata comune alla fortezza. S'incontravano per quella via gran numero di persone, ed erano soldati, barcaiuoli, contadini e contadine con canestri e provvigioni di pollami, di granaglie, di frutti che recavansi al Castello, o da questo ne venivano per varie bisogna al borgo di Musso. Vedevansi pure gli abitanti d'altri paesi guidando bestie con alte some venire a mercanteggiare in quella Terra, ch'era allora la Capitale della costiera; miravansi altresì ricchi signori che vi si conducevano a diporto montati sovra cavalli doviziosamente bardati, su varii de' quali sedevano in groppa donne o fanciulle strette in abiti eleganti alla foggia dei tempi: fra mezzo a questi camminava alcun viandante e pellegrino costretto a battere quella strada onde evitare le vessazioni del viaggio per barca: e siccome l'opposta sponda e tutte le alture dei monti erano occupate da vedette e da guardie, e difese dalle artiglierie, non rimaneva alcun libero passaggio per chiunque avesse d'uopo oltrepassar Musso, sì movendo verso l'Alpi che procedendo alla volta di Como, fuorchè quella strada medesima praticata sulla riva. Passava questa a piedi del Castello sotto un lungo arco di massicce mura che formava una gran porta detta la Porta di Musso, la quale appoggiava il suo fianco sinistro (guardandola dalla banda di Musso) all'ultimo baluardo del Castello, ed il destro alla muraglia del porto, per cui la strada correva per lungo spazio tanto al di qua che al di l
Intanto i malumori in Italia erano più vivi che mai. Il fermento sopito verso la fine del 1843, s'era nel 1844 risvegliato più minaccioso, e dal centro s'era steso al mezzogiorno della penisola. In Calabria, una sommossa armata, tentata e repressa a Cosenza, avea lasciato gli spiriti eccitati e vogliosi di ritentare. La Sicilia, paese sistematicamente angariato da ogni sorta di vessazioni e d'espilazioni, fremeva rivolta, e, popolata di gente più avvezza all'opre che alle parole, l'avrebbe osata, se in una citt
Natale⁴¹⁶, più presto che avversari avea tra gli studiosi creato amici alla trionfante scuola Wolfiana. Il colpo mortale dato dal giovane pensatore alla scolastica era stato improvvidamente riparato dal S. Uffizio con le vessazioni al poeta e con la condanna del libro di lui.
Cinquantadue tra nobili, civili, frati, monaci, additati come pericolosi dal Governo centrale, erano chiamati e sgridati acremente solo perchè sparlavano del Governo locale: come se questo dimostrasse addirittura una intesa coi rivoluzionarî. Non era persona pacifica che potesse sottrarsi ai sospetti, non persona sospetta che non fosse vittima di vessazioni persistenti.
Il Papa appena di ritorno da Gaeta aveva stabilito una commissione di tre Cardinali colle maggiori attribuzioni politiche. Una reazione più minacciosa che tremenda incominciò quindi per tutte le provincie papaline ancora esercitate dalle ultime convulsioni rivoluzionarie. S'imprigionava per denuncia di adepti senza vagliare nè discutere: scarse le condanne, ma insoffribili le vessazioni; tutto e tutti erano minacciati. I preti gongolanti dalla gioia dopo gli spaventi della rivoluzione infierivano; le superstizioni compresse scoppiavano quasi collo stesso impeto della rivolta liberale, mentre le lotte fratricide dei partiti sembravano preparare un'altra guerra civile fra il lutto delle famiglie orbate dalla guerra e lo sgomento del popolo incapace di capire cosa alcuna attraverso affermazioni egualmente assolute di libert
La insana misura, che non ebbe l'approvazione dei reazionarî, chè in molti punti non sfuggirono ai soprusi, alle vessazioni di una polizia tanto inetta quanto prepotente a Caltanissetta si perquisì il domicilio di un Consigliere di Prefettura ed a Piazza Armerina quello del pericolosissimo on. Lavaccara, provocando la più schietta ilarit
Cinque anni dopo un altro Procuratore generale, il De Meo, in una analoga occasione nella stessa Palermo osservava: «i poveri agricoltori e coloni, mezzadri o fittaiuoli non vedono e spesso non conoscono i padroni dei fondi che coltivano e ne risentono il peso e l'oppressione per quelli agenti intermedî che fattori o campieri si domandano; dai quali non pure sono tribolati con vessazioni, usure e prepotenze di ogni sorta, ma spinti a disamare i proprietarî; onde tra loro si mantiene un abisso e si forma un cumulo di animosit
A questo sentimento di nostra sincera inalterabile osservanza, non potemo non unire quelli delle speranze che giustamente concepimo, nella costanza e nel vigore coi quali da noi si versa, con profusioni d'oro e di sangue, per far argine alle vaste immagini della potenza ottomana di predominare l'universo intiero, veder anco dal canto della M. V. date le mosse ai proprii vittoriosi eserciti contro sì potente inimico, per tener abbassato non solo il di lui fierissimo orgoglio, ma per restituire a codesta corona quei stati che con violenta ed ingiusta usurpazione gli sono stati dal medesimo smembrati, onde vagliano le glorie di V. M. a divertire le vessazioni comuni, augurando noi al suo grande merito li avvenimenti più fortunati e le felicit
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