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E questo non è per difecto della luce che si muti piú al cieco che a l'alluminato, ma è per difecto de l'occhio che è infermo. Cosí e' dannati el veggono in tenebre, in confusione e in odio, non per difecto della divina mia Maiestá con la quale egli verrá a giudicare il mondo, ma per difecto loro. Come i danpnati non possono desiderare alcuno bene.

Persuader a Pandolfo lasciar Artemisia è un giuocare a perdere; e si verrá seco a termini fastidiosi, perché è cosí pazzo che manca poco a trar sassi.

Ragion, memoria, e lo 'ntelletto insieme sceser in te da le soperne idee, c'han di tua libertá le parti estreme. Mortalibus omnibus conscientia Deus. Se mai verrá che contra 'l ben si cree pensier in te, non temer, che non senta le voglie entrate se sian bone o ree. Perché la scorta tua sta sempre intenta del cor al varco e sa chi va chi viene, in darti avviso mai fia pegra e lenta.

Ascoltami, o cara; e se quell'uom falso, lontano nell'Ungheria, avesse rinnegata la fede per isposarsi ad altra donna? No, cara, non pensar piú a quel suo cuore. E neppure egli se ne troverá contento. Quando un giorno l'anima verrá a separarsi dal corpo, lui trarrá nelle fiamme il suo spergiuro. O madre, madre! Non è piú, non è piú; egli è perduto, perduto per sempre.

E non lo' parrá, la faccia del Figliuolo mio, terribile piena d'odio, perché e' sonno finiti in caritá e in dileczione di me e benivolenzia del proximo. che vedi che la mutazione della faccia non sará in lui quando verrá a giudicare con la Maiestá mia, ma in coloro che saranno giudicati da lui. A' dannati aparrá con odio e con giustizia; ne' salvati con amore e misericordia.

TRINCA. Parlate basso, di grazia, che non fusse qui da presso, e vi sentisse. TRASIMACO. Sia maladetta quella maladettaccia sgualdrinaccia della fortuna, che mi fa udir questo. Ch'io parli basso? qual barba d'uomo mi basta a far paura? Vo' gridar che mi oda: vo' chiamarlo. O Gulone, Gulone, o furfantissimo Gulone! TRINCA. Egli ha poca voglia di far bene: verrá gonfio d'ira a far questioni.

CINTIA. Del venir questa notte, disse che per téma di suo padre e di quei di casa, che non si fussero avisati del fatto, avea determinato fra per alcuni mesi aver pazienza di non essere insieme con voi; ma a' vostri e miei prieghi dice che verrá senza fallo, ancorché fusse sicura di aver a perderci la vita: lo poté esprimere che con le piú suavi e dolci parole.

PILASTRINO. Tocca forte, ché non posson sentir. CALONIDE. Va'. Guarda a l'uscio, Fronesia. E tu vatti governa, Lúcia, con i panni ordinari; ché Crisaulo oggi verrá come ancor venne ieri. Forse non piace a Dio. Qualcun de' suoi l'avrá tenuto. FRONESIA. Apri, apri; è lui; è Crisaulo con molta gente. Oh che felice giorno! Lúcia, torna di qua. CALONIDE. Di' 'l vero? È desso? Èvvi il mio Girifalco?

Però che presenzialmente non tornará se non ne l'ultimo del giudicio, quando verrá con la mia maiestá e potenzia divina a giudicare il mondo e a rendere bene a' buoni e remunerarli delle loro fadighe, l'anima e il corpo insieme, e rendere male di pena etternale a coloro che iniquamente sonno vissuti nel mondo.

Ma ecco la balia di Lidia: verrá a far meco delle solite canzoni. L'uno mi caccia, l'altra mi chiama. Vedrò se potrò sfuggirla. BALIA di Lidia, CINTIA. BALIA. Ove fuggi, petto senza core, core senza alma, alma senza fede? CINTIA. Che petto? che alma? che fede?