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Aggiornato: 21 giugno 2025
Clarice riprese tosto, e, curva sul baule, sostando ad ogni poco, trasse tutta la biancheria e ve la rimise lentamente. Lei è di Venezia? domandò Filippo, dopo una pausa. No, signore; son di Verona; ma ho a Venezia qualche parente.... Ah! mormorò Filippo. Allora conosce bene Venezia? La Teobaldi sbuffò, perchè si rialzava, dopo aver collocato nel baule una bella collezione di calze di seta.
Per la qual cosa avvenne un giorno in Verona, essendo giá divulgata pertutto la fama delle sue opere, e massimamente quella parte della sua Comedia, la quale egli intitola Inferno, ed esso conosciuto da molti e uomini e donne, che, passando egli davanti a una porta dove piú donne sedevano, una di quelle pianamente, non però tanto che bene da lui e da chi con lui era non fosse udita, disse all'altre donne: Vedete colui che va nell'inferno, e torna quando gli piace, e qua su reca novelle di coloro che lá giú sono?
XII del colonnello Marino Stamula reggimento n. XIII del colonnello Giacomo Sarotti reggimento n. XIV del colonnello Francesco Galli reggimento n. XV di Rovigo reggimento n. XVI di Treviso reggimento n. XVII di Padova reggimento n. XVIII di Verona .
In quei giorni la Baby, com'era sua abitudine di ogni anno, aveva abbandonato Verona per recarsi alla villa di Castelguelfo: un vecchio palazzotto, innalzato sopra un dirupo enorme, che sporgeva nel lago di Garda. E la tiepidezza dolce del settembre penetrava misteriosa nel cuore della giovane donna, mentre la serenit
Un giovanotto pallido, alto, assai magro, tutto vestito di grigio.... Sì, lo incontrai infatti, al crocicchio di Leonacco, davanti alla villa dei Prampero..., Figurati la mia sorpresa. È il figlio dell'amico più caro, del salvatore del mio povero padre. Un gentiluomo veramente perfetto..., il conte Alvise Polverari di Verona.
Allora fu di moda a Verona, che le signore più elette si dessero l'aria di consigliarla, di guidarla, insomma di tenerla di conto, come fosse un po' il Baby di tutte quante. La contessina rideva e le lasciava dire, ma, in fine, erano sempre loro che la seguivano e la obbedivano in ogni capriccio.
Dal Militar Collegio di Verona come è noto uscivano gli alfieri dell'artiglieria e del genio ed, accessoriamente, anche quelli di fanteria e di cavalleria.
La madre di lui, una Marin di Padova, fu intima di mia madre. Ippolito ancor giovanetto fu spesso ospite in casa nostra a Verona e noi conservammo di lui varie care memorie. Ricordo tra altro certi suoi bellissimi versi, che credo assolutamente inediti e ch'egli scrisse una sera, l'ultima volta che lo vedemmo, sull'album di una mia povera sorella, morta anche lei così giovane!
Qualche tempo dopo il ritorno del Santasillia avevano preparato a Verona, nelle sale del palazzo della Gran Guardia Vecchia, una splendida fiera di beneficenza, presieduta e diretta da un comitato di signore.
«Se i vicini ci sentono» disse infine una vocina sottile e sommessa, «si fa la figura di tanti matti!» Quel personaggio che non osava inoltrarsi era il marito della terribile Contessa: il conte e cavaliere Venceslao Portomanero, professore a duemila e duecento lire nel regio Ginnasio di Verona.
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