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Aggiornato: 21 giugno 2025


Formato questo piano il 27 di maggio usciva da Verona con 30 mila uomini che diresse per Mantova, la notte del 28 si attendò sotto quella fortezza da dove trasse con se altri 15 mila uomini del Nugent; aveva con se 45 mila combattenti con corrispondente artiglieria e li divise in tre corpi di 15 mila ognuno.

Quando per le vie di Verona, in una carrozza chiusa, dagli sportelli stemmati, passava la contessa, pallidissima nelle sue gramaglie, accompagnata sempre da' suoi due figli Bianca ed Alvise, non c'era chi non si scoprisse con rispetto e non l'accompagnasse con uno sguardo di simpatia e di piet

Lasciati adunque la moglie e i piccioli figliuoli nelle mani della fortuna, e uscito di quella cittá, nella qual mai tornar non dovea, sperando in brieve dovere essere la ritornata, piú anni per Toscana e per Lombardia, quasi da estrema povertá costretto, gravissimi sdegni portando nel petto, s'andò avvolgendo. Egli primieramente rifuggí a Verona.

Il 6 maggio i Piemontesi con tre divisioni mossero in ricognizione su Verona; la brigata Regina sotto gli ordini del generale D'Arvillars si avanzava sulla strada di Sona, incontrava il nemico e impegnava un assai vivo combattimento, che ebbe esito fortunato per i nostri perchè il nemico si ritirava sotto le mura di Verona; però durante il combattimento la brigata Aosta, per seguire il Re, sempre primo ai rischi, avendo accelerato il passo si trovò sola di fronte alla nemica e formidabile posizione di S. Lucia, seguita a grandissima distanza dalla brigata Guardie.

Si presentava allora propizia l'occasione per addestrare le truppe venete in qualche simulacro di campo o di manovra, ed il tenente generale Salimbeni il tacciato di giacobinismo nei bossoli del Maggior Consiglio e del Senato la colse ben volentieri a Verona, l

«Cheh! cheh! doveva uscire per distrarsi! Un po' d'aria le avrebbe fatto bene! Non è vero, Lao? E poi, dovea portarsela in braccio lei, la RosaliaIn que' giorni appunto ricorreva a Verona la fiera di Santa Lucia; la gran festa dei bambini.

Lo tennero i Visconti fino al 1403 in cui i Vicentini volontariamente si sottoposero a' nostri coll'assenso della duchessa vedova di Milano, la quale non potendo assicurarsi il possesso di quella provincia, invasa dai Carraresi signori di Padova e di Verona, volle piuttosto cederla a' Veneziani che a' suoi nemici.

La circostanza che un buon nucleo di truppe venete si trovava raccolto sotto Verona, e che il generale Salimbeni ed il governatore delle armi di quella citt

Il diritto di zecca che Verona esercitò sotto la dominazione de' Franchi, e poi durante il governo autonomo e quello degli Scaligeri e de' Visconti, le venne tolto da' Veneti, nella cui officina nummaria s'improntarono nel 1404 monete da spendere nel suo territorio combattuto allora, ma per diritto a Venezia spettante.

Attaccato egli pure il giorno appresso in Goito, comechè i Piemontesi fossero inferiori di numero sul campo di battaglia, rovescia e sbaraglia Radetzki, che disfatto si ritira in Verona.

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