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Aggiornato: 21 giugno 2025


In fin dei conti insinuò Vergalli con uno sforzo la signora Valdengo è padrona di ... non ha obblighi verso nessuno... e no... Verso di voi, per esempio... verso di me, verso altri replicò Mario Vergalli in tono reciso. Il barone si strinse nelle spalle.

Ella riprese, fissandolo con occhi dolci e pietosi: Vi ho dato un gran dolore, non è vero, amico mio? Mario Vergalli scosse il capo come chi vuol cacciar da una cura molesta. Non parliamo del mio dolore.... Avevate ragione. Non posso partire senza avervi rivista. Quando partite? ella chiese. Non so. Per dove? Non so egli ripetè con voce sorda.

Di nuovo Mario Vergalli era solo; solo nel salottino della Teresa. Dio, Dio! E non più tardi di ieri ell'era , seduta accanto a lui, ed egli la rivedeva nel suo pensiero, così dolce, così triste, così sofferente. Ed egli aveva osato esser brutale nel linguaggio e nei modi con la poveretta; aveva potuto lasciarsi trasportar dall'ira, dalla gelosia, dal cieco impulso dei sensi!

La lettera di Porto Said che la Teresa aveva collocata sotto un calcafogli esalava il suo profumo di muschio. Vi occorre una prova autentica, irrecusabile ripigliò la Valdengo. Quale prova? Eccola. La Teresa mostrò la lettera a Vergalli. Egli comprese. È di lui? Da Porto Said... È arrivata questa mattina... Verificate il bollo postale. Vi ha scritto? balbettò il conte.

Ah no, nemmeno gli avrebbe scritto. Nel suo cassetto, insieme con gli altri ricordi ch'ella lasciava a conoscenti ed amici ce n'era uno per lui, un anello di zaffiro ch'egli aveva ammirato. Era in una piccola scatola suggellata, con l'indirizzo di pugno della Teresa: «Al signor conte Guido di Reana, sottotenente di vascello, a bordo del Cristoforo ColomboMario Vergalli avrebbe avuto la bont

E non sarebbe poi successo un cataclisma se tu avessi accettato. Secondo te avrei fatto bene ad accettare? Ma .... Tu dovevi rimaritarti. Del resto non dico che il prescelto avesse a esser lui.... Dico che ti occorreva un marito.... E non mi son mai potuta capacitare perchè tu abbia fatto languire inutilmente quel povero conte Vergalli. Ma, Giulia, non discorrere con leggerezza.

Appena fu solo, Mario Vergalli ruppe con mano tremante la busta ch'esalava il noto profumo di violetta. Amico mio gli scriveva la Teresa, Probabilmente riparto, mi dicevate oggi nel lasciarmi. Non oso cercar di rimovervi dalla vostra idea, non voglio discuterla. Può darsi che abbiate ragione; può darsi che, dopo quanto è successo, la vostra risoluzione sia la più savia.

Abbiamo tempo... Ma voi Teresa riprese Vergalli cercando la mano dell'amica ma voi, siate sincera, che cos'avete? Che cosa debbo avere? ella ribattè un po' infastidita. Non è amabile, sapete, il far capire a una signora ch'ella è malandata. O che c'entra l'amabilit

E seguitò con amarezza: A qualche giorno di distanza sarei passata dalle braccia dell'uno alle braccia dell'altro?.... Vergalli le troncò le parole a mezzo. No, Teresa, non mi attribuite questo pensiero... Mai, mai esso mi è balenato nella mente. E allora? Allora... non so... che volete?... Sono un pazzo, sono un visionario... Perdonatemi, Teresa, perdonatemi... Era proprio partito, colui?

Comunque sia, dopo le undici, ricomposta alquanto, ell'era nel suo salottino ad aspettarvi Mario Vergalli che veniva appunto sul mezzogiorno. Lo aspettava con un misto d'impazienza e di paurosa inquietudine. Temeva le sue domande, le sue offerte, i suoi scatti; temeva il suo sguardo acuto, penetrante, ove di tratto in tratto passava l'ombra di un dubbio, il lampo di un desiderio.

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