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Aggiornato: 29 luglio 2025
«Zitto, ascoltatemi,» continuava l'uficiale; «è comando espresso dell'eccelso consiglio dei Dieci che quanti v'hanno soldati delle galere tutti si raccolgano quest'oggi nelle caracche, e si rechino a Malamocco. È pure espresso comando dell'eccelso consiglio che fra un'ora sieno spiegate le vele.» A queste parole tutti si guardarono in viso maravigliati.
Lasciavo lentamente errare lo sguardo pel giardino intorno irrorato dalla rosea luce del vespero, o su per la linea ondulata de' ceruli monti lontani incoronati dalla gloria del sole che loro cadeva alle spalle, o su per l'ampia distesa della marina che s'increspava a quell'ora e si popolava di vele che venivan giù gonfie, in braccio al ponente.
E mentre da quel lato il palazzo dei Fieschi dominava il prospetto della superba Genova, fronteggiando il colle di Sarzano e la mole dell'antico Castello, guardava da tramontana il vasto anfiteatro del monte Peraldo colla sua gran cinta di mura alte sui greppi; da mezzogiorno, poi, vedeva gran tratto di mare, solcato da centinaia di vele, che uscivano dal porto o venivano all'approdo, passando sotto i suoi occhi lungo la Marinella, detta altrimenti il seno di Giano; e da levante, se pur non iscorgeva il Bisagno, nascosto sotto le alte mura di Santa Chiara, godeva la scena incantevole del colle d'Albaro, colla imminente piramide del monte Fasce e collo sfondo azzurro del promontorio di Portofino, dietro a cui si stendeva la riviera di Levante, oramai diventata un gran feudo dei Fieschi.
Questo dispiacere fu tosto dimenticato, quando, aprendo la finestra, vide da una parte l'ampio mare colorito dai raggi del mattino, le candide vele delle barche ed i remi che fendevano le onde; dall'altra, i boschi, la loro freschezza, le vaste pianure, e le azzurre montagne che tingevansi dello splendore del giorno.
Perche' men paia il mal futuro e 'l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato si` crudele, che cio` nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele.
Era una fregata che, per la struttura della sua chiglia, la leggerezza delle sue vele, la squisitezza del suo armamento, incantava a vederla. Essa procedeva maestosa sulle onde come un padrone pettoruto sul suo podere.
Le navi avevano ammainate le vele e gittata l'áncora fuori del porto; segno che non si fidavan troppo del suo fondo, o che abbastanza lo conoscevano. Subito dopo si spiccò dalla capitana un palischermo, a cui altri due se n'aggiunsero, fiancheggiandolo, ma rimanendo rispettosamente indietro due o tre palate di remi.
Approdan vele stanche al litorale, donde scendono donne nel giardino, che fa la selva tra le piante in fiore. Hanno nel viso le signore sante le soavi memorie e reca ognuna un picciol vaso di preziosa essenza. Per i viali muovono le piante senza versar dai corpi ombra veruna come di sogno molle evanescenza.
Le áncore erano state salpate; gli uomini d’albero avevano spiegate le vele, e la Nina incominciava a sentire l’impulso del vento. Si faceva rotta per levante, andando verso un alto promontorio, coperto di verzura, in forma di padiglione; il quale, per essere unito alla Spagnuola da una stretta e bassa lingua di terra soltanto, rassomigliava da lontano ad un’isola piramidale.
Parola Del Giorno
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