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Aggiornato: 26 giugno 2025


Una volta, in un vagone, vidi un francese che leggeva un libro con grande attenzione, facendo di tanto in tanto un segno di stupore. Tutt'a un tratto, mentre cercavo di leggere il titolo sulla copertina, esclamò: Ah! c'est dégoûtant! e cacciò il libro nella valigia, con un atto di sdegno e di disprezzo. Rimase qualche minuto sopra pensiero; poi riaperse la valigia, riprese il libro e ricominciò a leggere. Poteva aver letto un paio di pagine, quando diede improvvisamente in una grande risata, e voltandosi verso il suo vicino, disse: Ah! caro mio, c'è qui una descrizione d'un pranzo di nozze che è una vera meraviglia! Poi continuò la lettura, dando a vedere in mille modi che ci provava un gusto infinito. Il libro era l'Assommoir. Quello che accadde a quel francese leggendo l'Assommoir, accade a quasi tutti alla prima lettura dei romanzi dello Zola. Bisogna vincere il primo senso di ripugnanza: poi, qualunque sia l'ultimo giudizio che si porta sullo scrittore, si è contenti d'averlo letto, e si conclude che si doveva leggere. Il primo effetto che produce, in specie dopo la lettura d'altri romanzi, è come quello che si prova all'uscire da un teatro caldo e profumato, ricevendo nel viso il soffio fresco dell'aria aperta, il quale d

Il raffinato e dotto acume riprincipia anche qui il suo gioco con le comparazioni storiche. Forse che non si erano ripetuti, fino ai particolari più minuti, tutti gli eventi che avevano preceduta la gloriosa rivoluzione inglese? Qui come regna, aliena ai tempi, con l'appoggio straniero, una dinastia prossima ad estinguersi; qui come vediamo una nazione, che sopporta longanime il disordine inveterato, perché vicino alla corona è un principe che può subito portare sul trono sangue giovine e idee moderne; finché, sia nell'uno che nell'altro paese, la nascita inaspettata di un successore legittimo al trono minaccia tutt'a un tratto di perpetuare la dominazione dell'antica casa odiata. In questi tempi tanto cólti non è forse permesso di calcolare il movimento della vita politica con altrettanta sicurezza, come il decorso di una ecclissi di luna? Non era fuori dubbio, che la Francia aveva trovato nel duca di Orléans il suo Orange e nella grande settimana il suo 1688: un raffronto che il Nain jaune aveva gi

Tutt'a un tratto si udiva il grido: «acquavita!» e gl'inesperti che correvano alla direzione di quel grido rimanevano delusi ed eran l'oggetto delle beffe dei differenti crocchi, che non s'eran mossi e che pure avrebber lavato volontieri la gola con un bicchierino di qualunque cosa.

Ora basta! gli gridaron gli amici. Ma il giovane, che si sentiva diventato tutt'a un tratto forte, ardente e temerario, lanciò ai compagni uno sguardo compassionevole, e ordinò con un atto maestoso al cameriere di versargli un altro bicchiere. Ti ubriacherai! gli dissero. Per tutta risposta, egli mandò giù il secondo bicchiere. Allora gli prese una parlantina meravigliosa.

Però, quando s'accorgeva ch'io mi divertiva a farla parlare, taceva tutt'a un tratto e mi guardava con aria di diffidenza. Temeva che io la volessi canzonare. Anzi, qualche volta, quando mi lasciavo sfuggire un'esclamazione di meraviglia, quasi s'indispettiva. Oh insomma, mi disse un giorno, io parlo come so. Se dico degli spropositi, m'insegni lei a parlar meglio.

GHERARDO. Eh! Lasciate queste parole. Figliuola mia e sorella mia, non si risponde cosí al padre. FABRIZIO. Lascia andare i colombi, e' s'appaiano. Tutt'a due questi peccano d'un medesimo umore. E che bel caso! Ah! ah! ah! ah! ah! VIRGINIO. Ancor ridi? GHERARDO. Questo è un mal segno, a farsi beffe del padre. FABRIZIO. Che padre? che madre?

Il giorno stabilito, mentre ebbro di amore faceva sferzare i cavalli che lo portavano al convegno, tutt'a un tratto il suo cocchiere svevo con gioia improvvisa agitò in aria il cappello e gridò, in francese, s'intende: Vive Napoléon! Rasente, in vettura, era passato un giovine cadetto wurtemberghese, dalla fisonomia napoleonica: uno dei figli di Gerolamo.

«Stava a punto per mandarti a chiamare! le disse la zia Dove sei stata fino adesso, che sei sgusciata via tutt'a un tratto?... Il signor Aldo desiderava salutarti! Che lo desiderasse non c'era dubbio. Glielo si leggeva in volto; lo attestava il suo sorriso fatuo. Lucia si disse riconoscente a la gentilezza del signor Svarzi.

Le tinozze sono d'un sol pezzo di marmo, vaste, e serrate fra le due pareti. I corridoi che conducono da uno stanzino all'altro son bassi e stretti in modo che appena ci può passare un uomo; e vi fa un fresco che è una delizia. Affacciandomi a uno di quegli stanzini, fui preso tutt'a un tratto da un pensiero tristo. "Che cos'ha che si rannuvola?" mi domandò l'amico.

Fu anzi più allegra del solito; se non che, tutt'a un tratto, nell'alzarsi da tavola domandò: Dimmi: dove ho letto o dove ho veduto rappresentare.... Che cosa? È strano! ella esclamò dopo breve pausa.

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