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Aggiornato: 14 giugno 2025
La vasta sala del casino era ancora vuota; in fondo, dinanzi alla sua più lunga parete sopra un tavolone coperto di una abbagliante tovaglia bianca stava disposto il rinfresco. La banda suonava sempre, qualcuno cominciava ad arrivare.
Il marchese Puppi aveva dato a intendere alla sua dama che nei grandi pranzi non si fa uso se non della mano sinistra; cosa agevole per lui, ch'era mancino; ma la voce correva, e dalle dame in giù tutti faticavano a tagliare, infilzare, mescere con la sinistra; e la tovaglia candida e le ghirlande di fiori ne vedevano gli effetti.
Riparte il treno; sotto il sole di settembre ride e canta il piccolo porto. Sulla tovaglia damascata di Fiandra, la colazione attende; ma dallo spiraglio della porta non se ne vede che un angolo.
Corse, entrò nel salotto rossa, confusa, e al lume della candela che teneva in una mano la Contessa, ancora in sottanino e con in braccio la Rosalia, vide subito sul tavolo grande, dove avevano disteso una tovaglia bianca, il vestitino di velluto cremisi, il cavallo di legno, e poi bambole, giocattoli, aranci, dolci, mandorlato... Era la Santa Lucia che arrivava da Venezia, dalla parente dei cinque dogi.
CAPPIO. Entriamo, ché innanzi o dietro, poco m'importa. CAPPIO. Giá è ogni cosa in ordine: potrete seder quando vi piace. GIACOMINO. Paggio, dá l'acqua alle mani; oh come sei melenzo! dalli la tovaglia per asciugarle. CAPPIO. Sedetivi, di grazia. ALTILIA. Non tante cerimonie. GIACOMINO. Non son cerimonie ma nostro debito.
Il pranzo era al termine; una comitiva di bicchieri di vino s'era data ritrovo nel nostro ventricolo ed accendeva gli estri del buon umore. Ci fu però un momento in cui il nostro anfitrione chinò la testa fra le mani e guardò fissamente la tovaglia. In quel punto il piede d'Antonio urtò sotto la tavola contro lo stinco della mia gamba; guardai.
CHIARETTA. Altro che tovaglia bianca ci vuol a tavola, altro che vesti ci vuole a far bella una donna: gli innamorati non amano le vesti ma quello che sta sotto le vesti. Bisogna aver buone carni, sode, grasse e lisce, come abbiamo noi fantesche che sempre fatichiamo; le gentildonne, che sempre stanno a spasso, l'hanno cosí flaccide e molli che paiono vessiche sgonfiate.
Giusto gli aveva fatto una volta il ritratto a olio, non gli avendo strappato di bocca altro che monosillabi in tutte le ore delle sedute; questa volta, andando a fargli visita di proposito, lo inviterebbero almeno a desinare, facendolo sedere tra la notaia e Cristina sua, ed egli terrebbe sempre una mano sotto la tovaglia.
Finalmente le due cugine si diedero ad apparecchiare la mensa. E Teresa non ristava di parlare colla sua spigliata loquela, mentre stendeva la tovaglia o recava i piatti, i bicchieri, le posate.
Fra la comitiva, che rimaneva impressionata, c'era allora un momento di silenzio profondo. Matteo Cantasirena sospirava: come un oracolo socchiudeva gli occhi e poi tornava a mangiare. Pietro Laner, un po' impacciato col suo "osso buco alla gramolata" che rivoltava sul piatto senza lasciarsi tagliare, schizzando la salsa sulla tovaglia, rideva anche lui, quando ridevano gli altri.
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