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Prema co 'l pié gagliardo un giovinetto, entro il tino di quercia, le capaci sacca ricolme d'uva succulenta; ed all'urto gli scorra il mosto in rivi. Poggiato ad una verde asta silvana, ei moderi co 'l suo canto l'alterno salto de' piedi; e sia composto, quale è Dïonigi nel buon marmo acheo. Gli ridano le membra, temperate di grazia e di vigore, agili in ritmo.

Ma, come i mercanti di Lombardia compravano le uve nostrali e le portavano nei paesi del settentrione per trarne vini artifiziosi, la letizia del rinato mosto fu scarsa e poco le gambe dei vendemmiatori si esercitarono a danzare nel tino e poco si esercitarono al canto la bocche femminili.

Quasi sempre la vite è coltivata su terreni speciali, i quali prendono il nome di vigne o vigneti: e il ceppo è sostenuto da un palo. In autunno l'uva è matura: allora si procede alla vendemmia, cioè alla raccolta dell'uva. L'uva è versata in capaci tini, dove viene pigiata, affinchè possa versare il sugo, il quale scola da una piccola apertura, praticata in fondo al tino.

O Mare, vasto sepolcro abbagliante, verso di te io tendo le mie braccia, tôrte dal desiderio... O Mare che ti trasformi sotto i miei occhi in un tino gigantesco ove fermenta e ribolle una enorme vendemmia di vecchi mosti sfrenati, io, vacillante e briaco, un'altra volta mi rizzo, nudo e tutto grondante, su la cresta del molo, tra i tuoi fumi ossessionanti d'orgoglio e di Nulla!... Io m'adergo, esaltato, nello sbandieramento regale di questa Sera divina che solenne accompagna il mio funerale!...

Scavalca il mar Rosso e raggiunge un altipiano d'Asia dove brucano in pace cento mandre di cervi muschiati. Con boati di gioia sradicante il Simun li assale. Crollo schianto e sfasciamento di quei boschi di corna. Il Simun li caccia alla rinfusa in una valle, poi sopra, come in un tino coi vasti piedi chilometrici, li vendemmia.

«Son mortosclamò, e chiuso l'uscio a due mandate, tirò il catorcio, mise la stanga, non istette a rispondere alle figlie, venute a lui piene di terrore: ma per un andito scuro si cacciò in cantina, si buttò carponi; e squarciandosi i vestiti, e insozzandosi le mani e il viso, spingi, ponza, e rispingi, potè rannicchiarsi sotto un tino, donde mandò fuori rangoloso queste parole, alle figlie: «Se non mi volete morto, andate via di qua...! Via...!»

* Danari, in vernacolo livornese. Per ciò. Oh questa è bella! e la roba chi la fa? e il grano chi lo raccoglie? e il vino chi lo leva dal tino? Ah! bel mi' omo, il Bruto ci ha pensato; tutti quelli che devono travagliare ci hanno da essere, ma la roba dev'esser tutta spartita. Dunque tutti lavoreranno?

Vengan d'in torno le fanciulle al tino da le prossime vigne, con canestri di grappoli in su 'l capo; e faccian coro, quali un le canéfore in Atene. Fluiscano, di sotto alle calcagna imporporate del vendemmiatore, larghi rivi di mosto; e liberale sia di gioia a l'umana opera il Sole. Scende la neve su la Terra madre, placidamente.

Podagra non fu più che un immenso tino, pieno di un rosso vino dai gorghi spumosi, che colava veemente dalle porte, i cui ponti levatoi erano imbuti trepidanti e sonori.... Attraversammo le rovine dell'Europa ed entrammo nell'Asia, sparpagliando lontano le orde terrorizzate di Podagra e di Paralisi, come i seminatori gettano la semente con un gran gesto circolare.

L'uomo e la ragione.... sono due cose!.... Io sono un povero diavolo, non sono un uomo io.... E qui dava in uno scroscio di risa. La fame.... cosa importa mai? è una brutta strega.... la fame! bisogna farla affogare in un tino di vin nuovo.... Anch'io fo così! quando ho fame, bevo.... Evviva la ragione!...