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"I nostri ponti levatoi sono pesanti e sodi al pari di grosse muraglie, ed abbiamo due sotterranei del Castello ripieni di polvere di zolfo e palle che comperammo dai Veneziani. Però la migliore provvigione pel caso d'assedio venne fatta da me.

La strada era deserta; prima di picchiare alla porta, stetti un po' a guardare e a pensare. Quella casa mi faceva capire l'Olanda meglio di tutti i libri che avevo letti. Era insieme l'espressione e la ragione dell'amor della famiglia, dei desiderii modesti, dell'indole indipendente del popolo olandese. Nei nostri paesi non c'è la vera casa; non ci sono che scompartimenti di caserme, abitazioni astratte, che non han nulla di nostro, nelle quali viviamo nascosti, ma non soli, udendo mille rumori di gente estranea, che turba i nostri dolori coll'eco delle sue gioie, o le nostre gioie coll'eco dei suoi dolori. La vera casa è in Olanda, la casa personale, distinta dalle altre, pudica, circospetta, e appunto perchè distinta dalle altre, nemica dei misteri e degl'intrighi; tutta lieta, quando è lieta la famiglia che l'abita, e quando questa è trista, tutta trista. In quelle case, con quei canali e quei ponti levatoi, ogni modesto cittadino sente un po' della dignit

Podagra non fu più che un immenso tino, pieno di un rosso vino dai gorghi spumosi, che colava veemente dalle porte, i cui ponti levatoi erano imbuti trepidanti e sonori.... Attraversammo le rovine dell'Europa ed entrammo nell'Asia, sparpagliando lontano le orde terrorizzate di Podagra e di Paralisi, come i seminatori gettano la semente con un gran gesto circolare.

Era il ponte una lunghissima tavola, sostenuta da catenoni, la quale si abbassava, precisamente come i levatoi, a mettere in comunicazione la piattaforma del battifredo colle mura nemiche. Calate il ponte! gridavano ancora Gisalberto e Aginaldo, correndo sulle strette scale. Maestro Sega, mettete i contrappesi! comandava Ugo con poderosa voce: Girate le ruote e tendete le corde!

Per comprendere questo strano tipo bisogna vederlo nel suo vecchio castello di Brolio. Quello è la cornice di questa figura di Holbein. Quel castello non è mica una ruina. Sembra fabbricato d'ieri, talmente è completo, instaurato in tutte le sue parti, studiato in tutti i suoi dettagli. Si direbbe, a vederlo, essersi in pieno XV secolo, alla vigilia di un assedio o di un assalto. Non una pietra che scaltrisi dai vecchi muri, i fossati: intatti e netti, non un anello irrugginito nelle catene dei ponti levatoi, non un chiodo che manchi ai ponti ed alla saracinesca. La sala d'armi dei suoi antenati è in ordine e le armature ne sono ricche e numerose. Ed il barone attuale, per provare che egli non è degenere, le indossa di tempo in tempo, in convegno di amici, e ne regge il peso senza soccombere. Se degli arcieri non vegliano più sulle torricelle del vecchio castello, dei terribili molossi ne guardano le porte. Poi vi si trova un'eccellente biblioteca e dei magnifici giardini. La domenica, il barone Bettino, come gli eroi di Walterscott, legge la preghiera nella grande sala del castello ai suoi contadini ed ai numerosi suoi domestici, ed il cappellano resta in piedi al suo fianco. Il barone sposò una nobile giovinetta della famiglia dei Bonaccorsi. A capo di nove anni, passati quasi sempre nel recinto del castello, questa graziosa castellana morì, lasciando un'unica figlia. Ed al letto di morte solamente fu dato ai parenti vederla. L'imperio misto di signor feudale e di patriarca, che il Ricasoli esercita sulla sua corte e su i suoi fittaiuoli, non ha più l'aria dei tempi nostri. Entrando a Brolio, si lascia il XIX secolo ai limitari. L'et

Era necessario, per liberarla, che ad un bel cavaliere, dopo molte prove eroicamente sostenute, toccasse la sorte di possedere il talismano, davanti a cui tutti i ponti levatoi si calavano e tutte le porte meglio chiuse si aprivano.