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Non s'apriranno i barbareschi arcieri Quì dentro il varco; il lor sperar fia vano, Noi s'apriran giammai; folli pensieri Va nudrendo nel cor l'empio Ottomano; Noi certamente di vittoria altieri Pregi riporterem con nobil mano, O ciascuno di noi cader

Dalle balestriere vien giù l'inferno, ma i nostri arcieri non indietreggiano di un passo. Santa Maria! Seguitate! Su una torre è sbucato Adalberto! Fate avanzare le macchine!

Ma la gaia brigata non lo intese; esso andò perduto in un lampo, in un rombo, in un frastuono, in un polverio, che fecero balzare indietro e cader tramortiti gli arcieri. Quando si riebbero, un gran vuoto era dinanzi a loro; i lampi, rischiarando l’aria, mostrarono il vasto cielo nuvoloso.

In ogni quartiere aveavi una compagnia di arcieri: le altre portavano picche e lance, e alabarde di varie forme e scudi rispondenti alle armi, dalla forma dei quali i militi prendevano nome di tavolaccini o di palvesari. V’erano pure in citt

Il marchese di Lucena s'inchinò, e partì come una freccia. Mezz'ora dopo, la regina Giovanna, seguita dalla sua dama di palazzo, da due cavalieri d'onore e da un drappello d'arcieri, si presentava all'ingresso delle carceri, detto il palazzo di giustizia. Sua Altezza la regina di Castiglia! aprite! intimò il capo degli arcieri.

Varcato il ponte levatoio, entrarono sotto l'androne, e, mentre il capitano degli arcieri andava a dar notizia del loro arrivo al marchese, erano fatti scender di sella per riposarsi in una sala terrena, dove si diè loro acqua alle mani e rinfresco.

Per questo ardir tanti nemici arcieri, Quanti su corde tese ebbono strali, Tutti contra il Campion spinsero fieri A bagnar nel suo sangue il ferro, e l'ali; Ma sen giro delusi i lor pensieri: Tante percosse in lui non che mortali, Anzi fallaci fur per varie guise: La Regina del Ciel così commise.

Appena in salvo alla riva, non trovando più il suo cavallo, stramazza d'arcione Aroldo, monta sull'animale di quello, comandando: Sorprendiamo cogli arcieri dalla parte della valle! Aimone! Aimone! Dov'è Aimone? Cercate di lui e dite che suoni a richiamare tutti i duci vicino a me! Bonifacio osserva: È troppo tardi! Qui tutto è perduto! E che? In tutti un impeto solo!

Al primo squillo di corno, quel tale squillo che avea fatti rimanere sospesi con le braccia in aria gli arcieri, conte Ugo stette egli pure sospeso, con la coppa d’oro alle labbra.

Gli arcieri salutarono i due gentiluomini con l’aria di persone le quali sapevano la cagione di quella gita mattutina. Infatti, fin dalla sera innanzi, la voce della disfida era corsa e ognuno facea voti pel giovine cavaliero del Monferrato. Tanto era amato a Torrespina messere Ansaldo di Leuca!