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Aggiornato: 21 maggio 2025


Ma de le piú attempate un storno arguto col suo signor in ròcca stassi a l'ombra, cui per ufficio vien locar in tuto la roba che, portata, il tetto ingombra: depor i fasci a parte dan aiuto, parte, giá leve, a la campagna sgombra. Tanto al divin servigio, a l'uman gusto di piacer brama un vermo si robusto! «Iustus ac honestus labor honoribus, praemiis, splendore decoratur». CIC.

Aggiustate le lenti alla vostra veduta a guardate laggiù, su quel tetto aguzzo, che cade appunto nella visuale del Molo vecchio. Vicino al porto? chiese il Collini, guardando. No, molto più vicino a noi. Quando vi dico che casca nella visuale del Molo vecchio, gli è per farvi intendere la direzione. Vedete su quel tetto aguzzo un terrazzo con quattro pali verdi sugli angoli?

Egli in cambio, ogni anno, ogni mese, ogni settimana era qui, presso la sepoltura di sua moglie, e qui l'ho veduto entrar io molte volte. Ma oggi, anche lui s'è stancato, ed ha chiamato un'altra compagna sotto il vedovo tetto. Il suo dolore ha vissuto sette anni, e non ha potuto durare più a lungo neppur esso. Chi la ricorda più, ora, la povera Caterina dai capegli d'oro?

Venne la Marcellina co' genitori al tetto di Girani: ivi si festeggiò la vendemmia e poi si menò sull'aja la carola della campestre innocenza. La figlia di Nebiolo per la seconda volta vide splendere la festa, e sebbene non avesse mai ballato che co' fanciulli della natale collina, nella rozza sua danza fu seducente che riscosse gli applausi e piacque.

E tutti vanno e vanno; e dopo giorno è sera, e dopo notte è l’alba, e lunge la casa è sempre più: sol la raggiunge il cuor, che sa la strada del ritorno. Strada del sogno, strada, ah, così corta che in un attimo è vinta; ed ecco, il tetto dei padri spunta, e in esso il benedetto capo dell’ava che non è ancor morta!...

Dal Museo andai alla cattedrale colla speranza di sentirvi suonare l'organo famoso di Cristiano Müller, che si dice essere il più grande del mondo, e conta fra le sue glorie quella d'essere stato suonato dal celebre Händel e da un ragazzo di dieci anni che aveva nome Mozart. La chiesa, fondata verso la fine del quindicesimo secolo, è bianca e nuda come una moschea; e coperta da una vôlta altissima rivestita di legno di cedro, la quale s'appoggia sopra ventotto leggere colonne. In un muro si vede una palla da cannone dell'assedio del 1573. Nel mezzo della chiesa v'è un monumento consacrato alla memoria dell'ingegnere Conrad, costruttore delle cateratte di Katwijk, e del suo collega Brunings «protettore dell'Olanda contro il furore del mare e la potenza delle tempesteDietro il coro è sepolto il grande poeta Bilderdijk. A un arco sono sospesi alcuni piccoli modelli di bastimenti da guerra che rammentano la quinta crociata, condotta dal conte Guglielmo I d'Olanda. Vicino al pulpito v'è la tomba del Coster. L'organo, sostenuto da colonne di porfido, copre tutta una parete dal pavimento al tetto, e ha quattro tastiere, sessantaquattro registri e cinquemila canne, alcune delle quali sono alte due volte una casa olandese. In quel momento v'eran parecchi forestieri: l'organista non si fece attendere, e io potei sentire, come dice Vittor Ugo, cantare i cannoni di Dio. Profanissimo all'arte, non saprei dire in che cosa l'organo della chiesa di Haarlem differisca da quello del San Paolo di Londra o della cattedrale di Friburgo o della basilica di Siviglia. Ho sentito il solito squillo che annunzia la battaglia, a cui tien dietro un tumulto formidabile di colpi di cannone, di grida di feriti e di fanfare vittoriose che s'allontanano di valle in valle fin che si perdono di l

Nel salire la scala, udì Michele, che era nella sua cameretta sotto il tetto e canterellava una sua prediletta romanza spagnuola: Mis ojos te vieron Rosaura querida; Mortal fuè la herida De mi corazon.

Sostegno quattro fidi ecco si fanno Al padiglion, sotto cui l'Ostia viene Riparatrice dell'eterno danno Escon del tempio, e in meste cantilene Salmeggiano il bel carme in che il Profeta Reo si chiamava, ed estollea sua spene. All'ansio mover della schiera è meta Il tetto di fratello o di sorella, Cui forse morte è gi

Su ’l comunal balcone non appariva alcuno. Il sole discendeva a poco a poco dal tetto verso la gran meridiana tutta nera di cifre e di linee su cui lo gnomone vibrava l’ombra indicatrice. Dalla Torretta dei D’Annunzio al campanil badiale torme di colombi svolazzavano nell’azzurro superiore.

Da quel giorno i due cugini furono veduti sempre insieme: alle cantonate di certi vicoli, con le mani nelle tasche e le pippe in bocca, a guardar vagamente, in aria preoccupata; in campagna nelle vicinanze del paese, sdraiati sotto un ulivo, o a cavalcioni sul parapetto d'un ponte nello stradale, l'uno di faccia all'altro, a bisbigliare gesticolando: sicchè qualcuno che li conosceva, vedendoli, ebbe a esclamare tra , attente galline, le volpi si consigliano! Poi una sera con un tempo chiuso e un ventaccio da mandar per aria i sassi, avvolti ne' loro cappotti, uscirono dal paese, e s'avviarono attraverso i campi, per certe scorciatoie conosciute da essi. E cammina cammina l'un dietro l'altro in silenzio, vennero davanti a un fabbricato lungo, a uscio e tetto, che s'intravvedeva appena come una massa più scura nell'oscurit

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