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Aggiornato: 15 settembre 2025
Il più terribile e spaventoso monte dei Sabini era il Mons Tetricus, dalla qual voce il grammatico Servio derivò il nome di tetrici agli uomini tristi e dolenti. Tetricae horrentes rupes, dice Virgilio; ed è ormai riconosciuto essere l'odierno Terminello, ora corrotto in Terminillo. Sovra tutti i monti, infatti, che si elevano nell'antico territorio dei Sabini, è desso il più orrido all'aspetto a causa dell'asperit
Certo, doveva essere una disperazione inumana, la sua; senza tregua, senza limite. Il mio castigo era anche il suo castigo, ed era per lei forse un castigo anche più terribile. Laggiù, a Villalilla, pel viale, sul sedile, nella casa, ella aveva certo sentita la verit
Roma si sentì vinta. Quest'immenso fatto, alla cui preparazione si erano consumati tanti secoli, si compieva per opera di un prete semplice ed ignaro. Era il grano di sabbia della leggenda biblica, pel quale ribaltava il terribile carro dell'invasore che aveva superato tutti i monti, guadato tutti i fiumi, corse tutte le pianure, rovesciate le porte di tutte le citt
E dopo qualche parola sconnessa, qualche nuova imprecazione contro Federico, il duca e donna Livia, esse si erano divise, la principessa essendo stata domandata da suo cognato. La confusione in palazzo era grandissima. L'avvenimento terribile di quel giorno, fatale al giovane principe, correva di bocca in bocca, commentato in mille modi da tutta la citt
Era qualche cosa di strano, di fantastico, di terribile, il vedere quelle due donne assetate di vendetta, cieche pel furore, illuminate dai pallidi raggi lunari, avanzare con salti da felino, stringersi vicendevolmente e cercare tutte la astuzie, tutti i mezzi possibili per iscannarsi. Parevano proprio due tigri che volessero divorarsi.
Or accadde ch’io pure, quella sera, sentissi vagamente il bisogno d’una boccata d’aria ed uscissi per un momento a passeggiare su quel terrazzo romantico. La notte profumata e chiara, le stelle, il mare, che so io, forse la scintillante statua della Reina Maria Cristina, mi facevano danzare nel sangue la terribile «Jota» di Pastora Imperio.
Di più: la signora scoprì la spalla destra alla bambina, e mi mostrò il neo che cagionò oggi la commovente sorpresa alla madre sorpresa che svelò all'anima mia istupidita dalle torture tutta una storia ben interessante e molto terribile.
Né però i congiurati fecero come sbigottiti e vinti al primo colpo fallito: anzi tenevano pronto armi, munizioni e bravi per un terribile domani. Ma di rado van piane queste pratiche. Il capitano Giammaria Paravicini di Ardenno, cancelliere generale ed uno dei più vivi in tale faccenda, dando nome di dover accudire a certi suoi poderi in Vacallo, terra nei baliaggi svizzeri, si era messo col
D’un tratto la buona ventura che assiste gli scapoli ed i sognatori venne spontaneamente in mio soccorso. O fu per caso un’allucinazione?... Come potrei dirlo? Fatto sta che improvvisamente vidi Pastora Imperio, la terribile danzatrice di «Olè», ritta e ferma contro l’invetriata.
Egli vedevasi sempre dinanzi la superba immagine dell'almea col fucile in mano, come l'aveva veduta in mezzo alla pianura puntare calma e terribile il leone che volteggiavale d'intorno; parevagli di sentirsela ancora fra le braccia col capo appoggiato dolcemente al suo petto, trasportato sul dorso del veloce mahari coi capelli neri e profumati attorcigliati al collo; parevagli di ascoltare il debole suo respiro, il battere del suo cuoricino, il fremito delle sue membra, e provava emozioni violente, sconosciute, ignote, voluttuose, e sentivasi il sangue turbinare più rapido nelle vene, un fuoco strano accendersegli nel petto, fuoco che mettevagli la febbre indosso, fuoco che prendeva proporzioni gigantesche, che divorava e la memoria di Elenka e quella di Notis.
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