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Aggiornato: 18 giugno 2025
Vittoria avrebbe dovuto essermi riconoscente di quel sacrifizio fatto al suo decoro. La giovane mi guardò un momento con meraviglia, quasi aspettando che mi congedassi. Io sedetti accanto alla sua tavola, e mi posi a sfogliare un albo. Ella allora mi offerse un sigaro, e si pose a sedere dall'altro lato del tavolino.
Indi, con fare noiato, va a sedere a un tavolino del caffè, accavalla una gamba sull'altra, e domanda del cognac con ghiaccio. Mentre aspetta, è colpito dalle maniere, assai disinvolte, della signora che pranza sola. Il cameriere porta il cognac, e il cavaliere dice, strizzando l'occhio: Conosci quella signora? Sì, signore. Molto? Moltissimo.
Il Lascaris si strinse nelle spalle; egli era innanzi al tavolino da tè, e passava macchinalmente le tazze, guardandone il fondo zuccherato, quasi a trovarvi un'idea. Non è probabile, disse finalmente, per dire. -È molto probabile, invece, che ella si opponga.
Ora, ella si era levata e avvicinatasi a un tavolino, ne aveva preso un ritratto di donna. Chi è questa signora? Quale? Ah!... una russa. Una straniera? Siete stato in Russia, voi? Sì, una volta. È lontano, è vero? Lontano: vi fa molto freddo. Perchè vi andaste allora? Mah!... per seguire questa signora.... Voi l'amavate? Sì. Un silenzio si fece.
Pensavo a’ suoi movimenti, ch’erano così diversi da quelli delle altre donne, alla sua voce, che rimaneva nei sensi come una ondata di musica, e pensavo alle parole che mi aveva dette con la sua bocca rossa, quella prima sera, mentre stava con i gomiti nudi appoggiati sul tavolino della cena:
Si mise subito all'opera. Pensò, ripensò; cambiò più volte il posto dove mettere il tavolino: sotto alla finestra, il troppo sole gli confondeva le idee; dove c'era troppo scuro, non gli volevano venire. Finalmente, cambiando ogni giorno la qualit
Ho avuto il decreto, ecco... Il decreto di professore... Come! esclamò Ma davvero?... Gl'indicavo il tavolino, sul quale il lume esterno a pena riesciva a far biancheggiare, nella oscurit
Tutti e tre sedevano al solito tavolino, di faccia al ritratto del Rossini; bevevan la cioccolata, offerta dal Brinda, preparata da Ghita, e c'inzuppavano i gustosi biscottini, che manipolavano per il maestro le oblate di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, nella cui chiesa egli aveva suonato l'organo per tanti anni.
Visitai quel Museo col signor Gonzalo Segovia e Ardizone, uno dei più illustri giovani di Siviglia, e vorrei ch'egli fosse ora qui, accanto al mio tavolino, per testificare con una noticina firmata che nel punto ch'io fissai gli occhi su quel quadro, lo afferrai pel braccio e gettai un grido.
Scorta sur un tavolino una copia dei Promessi Sposi, mio padre chiese al buon vecchio che ne pensasse, e quegli rispose aver provato alquanto fastidio nel leggere il primo capitolo, ma pur voler trapassare al secondo. Ne mostrò poi una bella lettera scrittagli dal Manzoni nell'inviargli in dono il suo libro." I primi amici.
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