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Non lunge Orazio altier, perchè non cada Sotto rio stuol di regnator perverso, Solo sul ponte a la natia contrada Scudo si fa contra il furore avverso; Lui ricerca ogni lancia ed ogni spada, In lui d'ogni arco è 'l saettar converso; A lui vola ogni pietra, ed ei non teme Piaga, morte, e formidabil freme.

Quanti siete v'imploro, a fin che immerso Non vada alcun d'infra gli amati miei Nella voragin dello stuol perverso! E te precipuo invoco, Angiol, che sei Protettor delle belle Itale rive, Difendi il popol mio da influssi rei! Tuoni del Campidoglio in sul declive possente la voce della Chiesa, Che salvatrice a tutte genti arrive!

Ma se Jacìm con rauco grido appare, balza correndo a lui lo stuol disperso, a lui guardando da li occhi inquieti. Amo così, mia bella, io figurare i desideri miei per te ne 'l verso, cavalli pascolati in tra i roseti. Tu discendi con pompa orientale giù pe' i lucidi gradi; ed una schiera di femmine ti segue, per la nera scala raggiando la belt

Ella così parlò: quinci secura Di quel buon cavalier fu la salute, Mentre cadean ne la battaglia dura Tanti baron tra le saette acute. Svegliare intanto Turacan procura Entro gli assalitor forza e virtute, Ed il suo stuol ne la cittate invìa, A cui dincontra il gran Orsin sen gìa. Perchè lasciaste, o di Gesù campioni, Sul fior de gli anni la paterna sede?

Fra lo stuol, che devoto ivi piangea, Lui, ch'era di quelle alme a guardia eletto verso lor di caritate ardea, Che via più, che ciascun lavava il petto. Greco di sangue, ebbe per patria Eubea, Poi crebbe in Roma, e Doroteo fu detto, E poi canuto il crin, bianco le tempie, Di Pastor sacro i sommi uffici adempie.

77 Con qual rumor la setolosa frotta correr da monti suole o da campagne, se 'l lupo uscito di nascosa grotta, o l'orso sceso alle minor montagne, un tener porco preso abbia talotta, che con grugnito e gran stridor si lagne; con tal lo stuol barbarico era mosso verso il conte, gridando: Addosso, addosso!

L'avverso stuol, ch'ode l'orribil voce, E tanti intorno lui morti rimira, Ritien per la temenza il piè veloce, Solo da lunge disfogando l'ira. Votano le faretre; ognun feroce Sceglie acute quadrella, e l'arco tira che repente ad ogni stral nemico Segno diventa il valoroso Enrico.

E Folco rispondea: rinfranca il core; Sono al barbaro stuol chiuse le porte: Noi da le mura lo spingemmo, e fuore La spada d'AMEDEO gli trasse a morte. Quì soverchiando del mortal dolore L'estrema angoscia a favellar fu forte Con più chiarezza, e poteo far palese L'interno gaudio il cavalier francese.

Tal fa lo scudo; ed a gli umani sguardi Vibrare armi lo stuol, ch'ivi fremea, Splendere il foco, trasvolare i dardi, E il fiume in corso mormorar parea; Poscia i suoi fidi ad arrecar non tardi La spada fur, che 'n reverenza avea, E cui sacrò con venerabil mano L'alto, che pastor siede in Vaticano. */ /*

Giacea la bella vigna fiammeggiando con tralci di rubino e foglie d'oro; e uno stuolo d'augelli roteando facea ne 'l mezzo de la vigna un coro, O madonna Isaotta, ecco la vita! io le gridai, con l'anima rapita. Ed in alto gridò lo stuol canoro. Io la trassi a quel loco: ella più lesta venìa, chè forte io la tenea per mano.