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Aggiornato: 11 luglio 2025
Dopo la morte della figlia Cesarina. Caro è fuggir la stanca afa d'agosto Per voi cercar, e quete ombre dei faggi, Scossi e ridenti al tremolo Rezzo che manda a voi l'umida valle. Caro volger le spalle Al fragor della gente e al vasto tedio Che il piano ammorba per trovar voi, care Ombre nere dei pini, sulla via.
Lalla, pallidissima, aveva gli occhi molli di pianto, le labbra arse; era stanca, sbattuta dall'emozione. Quella donna così superbamente bella, quei versi di fuoco, tutti quegli applausi, quelle grida, quelle feste di una folla delirante; quell'aria greve, viziata della sala che le bruciava la faccia; quella luce, quei colori che l'abbarbagliavano, l'avevano confusa, sbalordita, trasportata.
La minoranza meno viva o stanca o vecchia o ferita ha creato le idee pure, i sentimenti puri, le vaste bont
Sta l’aura D’atomi d’ôr cosparsa. L’erma pianura immobile, Tutta di foco e polve, Nella luce si avvolve Arsa. L’afa morta, implacabile, Pesantemente piomba. Ne la tristezza fiammea Posa la terra stanca, Come un’immane e bianca Tomba. .... Pace
E si riavvicinò al ricattato, che se ne stava nel mezzo della stanza, immobile, a capo basso, come persona stanca e abbattuta, illuminato pienamente dalla lanterna di mastro Vanni il quale lo covava con gli occhiacci rossi come quelli di Caronte.
È tornato il principe! le disse la sua cameriera. E dov'è? domandò Enrica. Era stanco e si è coricato. Ella era ben stanca, ma non potea coricarsi. Si vedeva negli specchi, nella sua camera, nel suo abbigliatoio, con lo strano abito che indossava, tornando da una mascherata. Licenziò la sua cameriera e si gettò su una poltrona. Il Re la tradiva.... e per una giovinetta.
Carlo entrò di lì a poco portando frutti. «Vostra eccellenza dev'essere stanca di quella lunga passeggiata,» diss'egli mettendo le frutta sulla tavola; «ma dopo la colazione ci resta da vedere assai più: c'è un posto, nella strada sotterranea, che conduce a...»
Anima stanca, andiam dunque in letizia per le strade e le piazze, oggi ch’è festa. Le piccole operaje han tutte in testa un fiore, e in bocca un riso di delizia. Ridono al sol d’Autunno che riversa carezze d’oro sugli ippocastani, ai davanzali rossi di geranî, alla gente che passa, all’aria tersa.
Tutte le stazïoni e tutti i porti videro quella che non è mai stanca e sotto il nero velo è così bianca, pallida in viso del pallor dei morti.
La fanciulla era stanca e scorata. Il vetturale interrogato da lei il giorno innanzi non le aveva nulla taciuto: il viaggio sotto il furioso uragano, la tappa all'osteria dopo tre chilometri, la ripresa allorchè Bruno non era ancora ben rimesso.
Parola Del Giorno
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