United States or Lesotho ? Vote for the TOP Country of the Week !


Quella mattina Loreta si avviò a lenti passi verso quel posto favorito. Tratto tratto, salendo la collina, ella fermavasi a guardar giù tra le radure degli ippocastani la bella campagna autunnale che ora, dopo il violento temporale de' giorni precedenti, pareva rinnovellata nella freschezza e nella luminosit

Vi andrete, rispose il medico intenerito. Oggi stesso? Se lo volete. Triste indizio la condiscendenza d'un medico. Ma Clelia vi aveva posto mente, beata del pensiero di poter uscire, io, parendomi proprio ch'ella stesse meglio. Uscimmo in carrozza. La giornata era serena; una brezza melanconica d'autunno incurvava i rami dei platani e gemeva fra le foglie degli ippocastani.

Anima stanca, andiam dunque in letizia per le strade e le piazze, oggi ch’è festa. Le piccole operaje han tutte in testa un fiore, e in bocca un riso di delizia. Ridono al sol d’Autunno che riversa carezze d’oro sugli ippocastani, ai davanzali rossi di geranî, alla gente che passa, all’aria tersa.

I bastioni erano deserti: tra le fila cupe degli ippocastani, le nottole e i grossi farfalloni danzavano attorno ai globi della luce elettrica. Ritornando, scendendo da Via Manin, Nora rivide la piccola stradetta dietro il Museo dove aveva avuto la gran scena col Laner. Povero Pietro!... e sospirò; sospirò con un'espressione di malinconia inconsapevole, ma tenera, soave.... Povero Laner!

Giunta al tavolo di pietra, sotto l'arcata, che gli ippocastani formavano, ella depose il suo cestello da lavoro e sedutasi sopra una delle seggiole rustiche, trasse di sotto a' canovacci per met

Riconobbi subito miss Yves. Rimasi alla finestra, istupidito, guardando come se fosse una partenza ordinaria, del tutto indifferente a me. Non credo però che avrei potuto muovermi, parlare. Miss Yves fece salire in carrozza suo zio, l'avviluppò bene in iscialli e mantelli, poi scomparve un momento fra gli ippocastani.

Uscii da quella casa verso mezzanotte. Davide mi accompagnava. Il mio cuore era pieno. Ci avviammo senza profferir parola verso i bastioni. La notte era fredda ma asciutta; gli ippocastani colle loro corteccie nere, coi loro fusti alti e slanciati parevano spettri di alberi; il cielo, come avviene nelle notti serene d'inverno, scintillava di miriadi di stelle.

Sul dinanzi il terrazzo al quale si accedeva da un'ampia gradinata; tutto intorno un giardino dalle piccole aiuole fiorite, a disegni rari e simmetrici; poi un lungo viale di ippocastani, e, infine, attorno al torso mutilato di un Ercole gigantesco; una selvetta umida, cupa, triste, di mortella e di piante parassite. Il duca aspettava sul terrazzo l'arrivo di Sua Eccellenza.

La mattina dopo, Pietro Laner, cercando di rimanere nascosto il più possibile perchè nessuno della villa lo potesse scorgere, passeggiava lungo il viale degli ippocastani. Nora gli aveva detto: Aspettami in fondo al giardino, vicino al piccolo cancello, verso le dieci: usciremo insieme. Faremo una delle nostre passeggiate. Ti ricordi? Pietro aspettava Nora, ma era inquieto.

Uscii a prendere il caffè sotto i tisici ippocastani del belvedere, dove anche la mia bella vicina stava ammirando l'infocato tramonto e, all'orizzonte, il lungo arco, la magnifica pompa lontana della nevi eterne. Ma io non guardavo il cielo, le Alpi, lei; guardavo l