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Ne i boschi e su le immote alpi lontane ogni soffio di vita sembra spento: sotto il bianco lenzuolo è un sognar lento di piante, d’erbe e di tristezze umane. Qui, nel camino, ardon le fiamme a spire: tu mi sorridi: io penso, amico mio, che dolcezza ha in quest’ora il nostro nido. Cerco il tuo labbro che non sa mentire, mi stringo al cor che non conosce oblìo, m’abbandono tremante al petto fido.

Ero ancora lontano un quattro miglia da Sulzena e avrei detto di arrivarci in un salto. Giravo la gola di Fontanile e vedevo il villaggio rimpetto, un po' sotto a me, indorato dai raggi del sole che cadeva. Distinguevo i più minuti particolari, le siepi, le finestre, coi pannilini stesi, le pietre, le spire del fumo che usciva dai bassi comignoli.

Ah perdonatemi! scoppiò. Ci vorrebbe un cuore di tigre! Se vedeste che bel bambino! ... Quando riapersi gli occhi, la lucerna era spenta; e la bianca luce mattutina penetrava per l'unica finestra, rischiarando il profilo dell'estranea, che mi vegliava. Io mi levai, e mi avviai; sulla soglia ritirai come dalle spire d'un serpe la mano ch'ella mi teneva fra le sue, e ridiscesi.

Il vortice tanto temuto ci raggiunse, ci avviluppò nelle sue spire; la barca girò ripetutamente sopra stessa, i remi andarono in pezzi, il timone si ruppe, fummo tratti a capofitto come lungo l'arco d'una cascata, e il mare parve sul punto di chiudersi sopra di noi. Nello spasimo di quella suprema agonia il nodo che mi serrava la gola si sciolse, misi un grido acuto, e...

Perchè, madama, mi fate voi queste confessioni, cui non vi domando? Perchè, conte, voi vi siete ingannato quando avete portato su me degli sguardi che mi offendevano. Forse, io fui imprudente. Io mi lamentai, io mostrai, più che vero non era, allontanamento per lo sventurato che si disperava nelle spire della gelosia... Ve ne domando perdono.

Non la calunnia la impietriva, ma lo stupore per quella calunnia così lata, così precisa, così diffusa, così verosimile, che l'avvolgeva e la teneva nelle sue spire inesorabilmente. Adolfo, l'innamorato fino alla cecit

Splendono le collane, come spire d'un favoloso rettile sopito; e paiono viventi occhi i rubini. Langue, da presso, entro la coppa un giglio in sua verginit

Quando sento fra orrende, avide spire Nel tenebror dibattersi la mente, E la virtù possente Che m’infiamma le vene è per morire, Ti guardo, o Madre.

L’amore in livido gorgo s’affonda; ma ancor del valzer spumeggia l’onda. Con lunghi brividi, con molli e perfide carezze avvinghia, trascina, intorbida l’anima e il senso. Oh, fra le immemori ultime spire così sparire: di mari ignoti naufraghi ignoti, non soffrir più!...

La campana annunziava regolarmente il principio e la fine del lavoro e il cambio delle squadre, i forni ardevano senza interruzione, le caldaie a vapore mettevano in movimento le pompe e la grù, un denso fumo usciva dai caminoni e si svolgeva in spire capricciose nell'aria, i carretti carichi di minerale correvano lungo i binari, lo scoppio delle mine rimbombava nel sotterraneo; e su e giù per la discenderia, e lungo le gallerie, era un andirivieni continuo d'operai e un agitarsi di fiammelle fantastiche.