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Restituiscilo, ch'io lo spezzi, ch'io lo calpesti, ch'io lo butti nel mare.... -Ah, tu m'uccidi! Ella era tutta sbiancata in viso, e le labbra fatte violacee erano scosse da un lungo tremore. Subitamente, egli l'aveva lasciata e s'era messo in ginocchio portando le mani alla testa e scompigliando i suoi capelli grigiastri. Perdono, Costanza; perdonami, sono un pazzo, lo vedi!

GUGLIELMO. Quando sarò entrato ti spezzarò le braccia con un bastone. ARMELLINA. Togli questo rinfrescamento! GUGLIELMO. Ah, lorda, rognosa, pidocchiosa! ARMELLINA. T'ho lavato il capo della lordura, tigna e pidocchi. GUGLIELMO. Se non te ne pagherò, possa sommergermi un'altra volta! non so che mi tenga che non rompa e spezzi le porte e non ti uccida di bastonate. Con chi parli?

PARDO. Mi dispiace l'onor che ti ho fatto; ma tu non pratticherai piú meco. GULONE. Ed a che mi può servir la tua vecchiezza? a darmi consiglio? Io non ho bisogno di consiglio, fo mai cosa con consiglio. PARDO. Se non vai via, chiamerò alcun di casa, che ti spezzi l'ossa. GULONE. Chiama Mazzafrusto o Sgraffagnino che mi prendano. PARDO. Vo' entrarmene in casa, per tormi questa bestia dinanzi.

Tic, tac, toc. CECA. L'è la festa del pichiare, questa. Tu non lo credi, eh? MALFATTO. E che hai paura? che spezzi l'uscio? la porta? CECA. Aspetta, aspetta el bastone. MALFATTO. Eh! non far. Odi, odi. Oh Ceca! CECA. Che vòi? MALFATTO. Eh! non fare, de grazia, ché lo mastro me cci ha mandato. CECA. Malan che Dio te dia, a te e a lui! MALFATTO. Ascolta un poco. Oh madonna quella!

Padre e madre non più, creatura nata da te, alcuno che ti tocchi da presso, rimpianto che i ginocchi ti spezzi, desio di cosa impura?... Allora va. Sul vertice più eccelso della montagna, che somiglia un grido pietrificato verso Iddio, tu il grido ritroverai del tuo soffrir più eccelso.

S'io rubalda qual or m'hai depinto io teco fusse, o maldicente donna, rubalda anco sarei con mia madonna, c'ha fatto l'uomo e non, come tu, finto. Tu fingi l'uomo, anzi tu 'l stempri e spezzi, tu 'l snervi, tu 'l disossi, guasti e spolpi, e poi, se mal gli vien, Natura incolpi, che piú d'un uomo una formica apprezzi.

Non potresti uccidere in te, tutti quelli che ti amano aveva detto Flora con ragione. , triste è sopravvivere nel cuore altrui come un triste fantasma. La vita che viviamo in noi è troppo poca cosa in paragone a quella che ci lega agli altri. L'anello non si può strappare senza che tutta una catena di cuori si spezzi.