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Aggiornato: 27 giugno 2025


Emilia era afferrata dalla follia di gettarsi ai piedi di Roberta.... (Roberta non s'era a lei confessata? non le aveva detto il mistero dello spavento che la divorava?).... E di gridarle: «Ascolta, ascolta; anch'io sono malata. Anch'io ho bisogno d'illudere la mia vita e di snebbiare una visione.... Ascolta la mia tortura: da notti innumerevoli, non riposo; da giorni e da notti innumerevoli, un pensiero mi coglie di soprassalto, mi passa traverso l'anima come una lama infuocata.... Aiutami a salvarmi, Roberta!... Dimmi in qual modo potremmo distruggere gli spettri della nostra vita.... Non v'ha un paese di silenzio, di l

Quel giorno, a cavalcioni sopra la seggiola, i gomiti appoggiati al davanzale, allegro per il bel sole che cacciava gli spettri, gridava da dieci minuti con ispirazione poetica: «Oh viole rosse... «La saner

La nostra attenzione però si concentra su quella lunga fila di persone che camminano solennemente a due a due, e che sembrano tuttora appartenere al medio evo come altrettante figure dipinte da Giotto, dal Ghirlandajo, o da Sandro Botticelli. Tutti questi uomini, vestiti di una lunga tonaca rossa, hanno la testa coperta da un cappuccio a punta, che scende fino a ricoprire anche la loro faccia, con due aperture per gli occhi; camminano tutti a piedi scalzi. Hanno i lombi cinti da un cilicio, alcuni portano croci, ma i due spettri rossi che aprono la marcia portano in mano teschi umani e ossa di morto. Mormorano preci camminando. E' la compagnia dei Sacconi rossi; la loro figura è proprio bizzarra, e riconduce ai tempi antichi. Ma vi sono anche confraternite di altri colori, e passeggiando la sera per Roma è facile imbattersi in cortei funebri, nei quali i fratelli portano cappuccio nero, o celeste, e sono vestiti di bianco o di giallo. Queste figure si possono vedere ogni giorno per Roma, e quando s'incontrano nei quartieri più deserti e più antichi della citt

E il mio mantel sdruscito Val le toghe di porpora e di bisso Del popolo quirito!!! Cesare, Carlomagno e Bonaparte Ove siete?... Ove siete?... I volti smorti Spingete, o spettri, sovra queste carte.... Datemi voi l'accento arcano, il verso, Ond'io possa descrivere l'abisso Su cui sta l'Universo!

Esiste in Lituania una spaventosa leggenda, che descrive la peste sotto la forma d'una donna spettrale, tutta cinta di bianco, con una corona di fuoco sulla fronte, agitante nell'aria un velo sanguigno, che esala la morte dovunque s'avvicina: con apparenze meno fantastiche e meravigliose Suzanne e Navarette rappresentano la stessa allegoria; salvo che invece d'essere spettri sono belle donne, squisitamente vestite, seducentissime, come se ne danno spesso nell'allegro paese della commedia; hanno una vivace maniera di spirito, una parola piena di grazia e d'onest

Hai tu inteso un lamento? interrogò il Conte. Lamento! , come di anima in pena... Mi è parso... cigolìo di vento, che fa molinello in questi sotterranei... No... no... sono lamenti... perchè qui dentro tenne prigione il mio avo un suo nemico, e ve lo fece morire di fame. Indi in poi è voce, che nei sotterranei si veggano spettri; ed io ci credo... Domine aiutami!

Ciò era grazioso, dapprima, rendendola quasi più fragile nel mio concetto; poi, divenne meno grazioso; e infine non fu grazioso per niente, quando l'anemia e la malaria furono usate da Lidia ad ogni scopo, e presero vita e consistenza di spettri che passavano instancabili ne' suoi discorsi e parevano essersi collocati stabilmente a guardia della sua alcova.

Tali furono i soggetti di tutti i suoi quadri: torture di dannati, spettri, abissi di fuoco, draghi, uccelli soprannaturali, mostri schifosi, cucine diaboliche, paesaggi sinistri. Uno di questi spaventosi quadri si trovò nella cella dove morì Filippo II; altri si sparsero in Spagna e in Italia. Chi era questo pittore chimerico? Come visse? Che strana manìa lo tormentava?

I nostri spettri son troppo inciviliti per condannare una signora ad un purgatorio più crudele del loro, qualunque esso siaLa Bearn si mise a ridere; entrò Villefort, e fu servita la cena.

A proposito della rappresentazione del Gian-Gabriele Borckman dell'Ibsen è stata rammentata la risposta di Ermete Zacconi ai critici tedeschi che lo accusavano di eccessivo verismo patologico negli Spettri dello stesso autore.

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