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Aggiornato: 1 luglio 2025


Non sai che, or ora, passando di , si levò subito, come la mi vidde, dalla finestra con tanto sdegno e con tanta furia come s'ell'avesse visto qualche cosa orribile o spaventosa? LELIA. Lasciatela andar, vi dico. È possibil che, in tutta questa cittá, non sia un'altra che meriti l'amor vostro quanto lei? Non vi è piaciuta mai altra donna che lei?

Pensate poi com'io debba esaudirvi, quando è il re stesso che mi vuole inesorabile coi ribelli; cessate dunque, andate, lasciatemi!.... Lasciatemi!! replicò poi, e ruggì con un'asprezza spaventosa, sentendo ch'ella continuava a stringerlo alle gambe. E la Ginevra si staccò infatti e balzò in piedi tutta tremante, e si gittò disperata tra le braccia della sua donna che piangeva dirottamente.

Nell'anno 1849, viaggiando al Nord della Francia, aveva disceso il Reno fin presso al confluente della piccola Mosa, e m'era trattenuto a cacciare in quelle campagne. Errando solo un giorno lungo le falde di una piccola catena di monti, mi era trovato ad un tratto in una valle nella quale mi pareva esser stato altre volte, e non aveva fatto questo pensiero che una memoria terribile venne a gettare una luce fosca e spaventosa nella mia mente, e conobbi che quella era la valle del castello, il teatro de' miei sogni e della mia esistenza trascorsa. Benchè tutto fosse mutato, benchè i campi, prima deserti, biondeggiassero adesso di messi, e non rimanessero del castello che alcuni ruderi sepolti a met

Alta la notte, e cupamente profonda, attristava la terra; raggio incerto di stella, o di luna, trapelava dai nuvoli che ingombravano lo emisfero: in così spaventosa oscurit

Suonò lunghissimo tempo pel Regno spaventosa la fama della morte di Rinaldo d'Aquino; l'et

«O signor mio, ell'era spaventosa, gli ha tagliato più che mezza la gola; le ultime sue parole sono state ch'io vi chiedessi perdono per lui...» «Dunque egli mi tradiva?» «E' pare» «Buon per lui, che mi ha risparmiato il cordoglio di mandarlo alla forca...»

Siccome l'ora della solenne vendetta della popolare giustizia non era sonata ancora, i preti se la cavarono con la sola paura. Essi ben temettero in quella spaventosa notte di veder rompere il capello a cui la giustizia di Dio tien sospesa la spada sterminatrice che recider

Come radicata pel piede nel sasso costretta a quella spaventosa immobilit

E Matteo Cantasirena aveva talvolta la visione netta e spaventosa della catastrofe incombente, ma a chi mai far capo per scongiurarla?...

Squilla un'altra volta la tromba; i banderilleros han finito; ora tocca all'espada; è il momento solenne, è la crisi del dramma; la folla si queta, le signore si sporgon fuori dei palchi, il Re si alza in piedi. Il celebre Frascuelo, tenendo in una mano la spada e la muleta, che è un pezzo di stoffa rossa attaccata a un bastoncino, entra nell'arena, si presenta dinanzi al palco reale, si leva il berretto, e consacra al Re, pronunciando una poetica frase, il toro che va ad uccidere; poi getta il berretto in aria, come per dire: Vincerò o morirò! e seguìto dallo splendido corteo dei capeadores, si muove con passo risoluto verso il toro. Qui segue una vera lotta corpo a corpo, degna d'un canto d'Omero. Da un lato la belva colle sue corna terribili, colla sua forza enorme, colla sua sete di sangue, inasprita dal dolore, acciecata dall'ira, torva, insanguinata, spaventosa; dall'altra un giovane di vent'anni, vestito come un ballerino, a piedi, solo, senza difesa con una leggera spadina tra le mani. Ma egli ha diecimila sguardi addosso! Il Re gli prepara un dono! La sua amante è lassù, in un palco, cogli occhi fissi su di lui! Mille signore tremano per la sua vita! Il toro si ferma, lo guarda; egli guarda il toro, e gli agita dinanzi il panno rosso; il toro si caccia sotto, l'espada si scansa, il corno formidabile gli rasenta il fianco, urta il panno rosso e colpisce nel vuoto. Un tuono d'applausi scoppia su tutte le gradinate, in tutti i palchi, in tutte le gallerie. Le signore guardano col canocchiale e gridano: Non ha impallidito! Si fa silenzio daccapo, non si sente una voce, non un bisbiglio. L'audace torero fa volteggiare a più riprese la muleta sugli occhi dell'animale inferocito, gliela passa sulla testa, tra le corna, intorno al collo, lo fa retrocedere, avanzare, girare, saltare; si fa assalire dieci volte, e dieci volte, con un leggerissimo movimento, scansa la morte; lascia cader la muleta, la raccoglie sotto gli occhi del toro, gli ride sul muso, lo provoca, l'insulta, se ne trastulla; tutt'a un tratto si ferma, si mette in guardia, alza la spada, piglia la mira; il toro lo guarda; ancora un istante, e si slancieranno addosso, l'un all'altro, nello stesso punto; uno dei due deve morire; diecimila sguardi corrono con una rapidit

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