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Aggiornato: 15 giugno 2025


Il duca aveva preso sul serio il suo posto di rappresentanza, di comparsa. Poco interessandosi, pochissimo comprendendo degli affari complicati e imbrogliati della Cisalpina, non mancava mai a una seduta, sonnecchiando intorpidito, mentre gli altri discutevano o gridavano; non mancava mai ad una visita ufficiale, ad un ricevimento, ad una inaugurazione. Era stato costretto ad accettarne la presidenza; l'aveva accettata. Ad essa era unito un forte onorario: e un sentimento di onest

Ognuno si ricorda dei primi paesaggi che si dipingono da ragazzi, quando il padre o lo zio ci regala una scatola di colori sospirata da molto tempo. Per il solito si vuol dipingere un luogo delizioso, come quei che si sognano a scuola, sonnecchiando alle ultime lezioni di latino, sulla fine del mese di giugno. Per render questo luogo veramente delizioso, ci sforziamo di fare entrare in un piccolo spazio una villetta, un giardino, un lago, un bosco, un prato, un orto, un fiume, un ponte, una grotta, una cascata d'acqua, tutto ben vicino, ben stretto e ben pigiato; e perchè non sfugga assolutamente nulla all'occhio di chi guarda, si dipinge ogni cosa coi colori più vivi della scatola e si fanno dei bei contorni vistosi; e quando s'è finito, colti dal timore di non aver approfittato di tutto lo spazio, si ficca ancora una casetta qui, un albero l

Il marito aveva infatti lasciata da anni la bottega, ma era curvo a forza di piegarsi ai comandi di tutti; le tre donne gli rinfacciavano il pane che mangiava; gli facevano fare ogni sorta di lavori in casa, ma non ne tenevano conto; ed egli faceva tutto male e di malavoglia; ma qualche cosa doveva pur fare, e non aveva mai un soldo in tasca, e passava le giornate sonnecchiando sotto una tempesta di rimproveri, lasciando dire, e mangiando quel che gli davano, seduto al focolare come un gatto domestico.

Dopo quel gran da fare, quel gran lavorare affrettato, angosciato nelle strette durissime del bisogno, Evelina riposava, si godeva la campagna, si godeva lo belle giornate, si godeva il far niente; sopratutto il far niente. Passava i giorni coi giorni, sdraiata sul terrazzo, sonnecchiando in mezzo alla quiete del gran sole.

Povera piccola, mormora sonnecchiando la mamma; non ha più i suoi amici per giuocare. Ormai è grandicella, disprezza le bambole e si fa far la corte dagli ufficiali... Ma è piena di saggezza. Fa da il suo letto ogni mattina. Sa, Signor Marinetti, non abbiamo più quella brava cameriera. Siamo privi d'ogni comodit

Lui la vedeva passare dalle braccia di un elegante sciocco a quelle di un brutto e cattivo soggetto, piena di buonumore, prodigando il suo spirito ed i suoi vezzi ad una folla di indifferenti; ma non le diceva nulla, molto felice quando poteva ravvolgerla nel bianco mantello ornato di piume e portarsela. In carrozza lei sbadigliava, sonnecchiando.

Accanto vi sedeva, sonnecchiando, la Suora, reggendosi la fronte con una mano, mentre coll'altra, posata sulla sponda della culla, faceva, anche nel dormiveglia, la dolce mossa automatica del ninnare. Nancy sorrise e richiuse gli occhi. Quel battito regolare la sopiva, e la riconduceva verso il sonno. Ella si sentiva ineffabilmente tranquilla, illimitatamente felice.

Un giorno di luglio essa s'era addormentata tra' covoni, in un campo mietuto: egli, che cavalcava da quelle parti, sonnecchiando al sole che cadeva cocente e terribile sulla campagna, non s'era accorto di lei se non quando il suo cavallo aveva fatto uno scarto. Essa si svegliava in sussulto, supponeva quel che non era, balzava in piedi spaventata, e correva d'un fiato alla masseria.

Avevano finito di pranzare; la mamma era rimasta sonnecchiando coi gomiti sulla tavola; Matteo, il contadino, andava e veniva dalla stalla alla cucina, e i due bambini erano scomparsi. Tina seduta sull'erba del prato accanto alla massaia guardava giù verso il rio nascosto, che serpeggiava nella valle. Improvvisamente un pigolìo rotto da strida tormentose la distrasse.

Stanco e un poco avvinazzato, egli andava sonnecchiando, finchè postosi a sedere sopra un sasso si lasciò vincere da quel torpore, che è una cosa di mezzo fra il sonno e la veglia.

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