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Aggiornato: 9 giugno 2025
Alfredo sorbì un'altra tazza di latte fresco, e si assopì per circa un'ora, sognando della sua infanzia, di Violetta e di Zaira la quale lo invitava colla mano ad entrare nella piccola porta del Paradiso. «Infanzia beata tu sei passeggiera, come l'onda del rivo che scorre fra l'erbe, e di te non resta che una smorta memoria.»
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio che ’l parlar mostra, ch’a tal vista cede, e cede la memoria a tanto oltraggio. Qual è colüi che sognando vede, che dopo ’l sogno la passione impressa rimane, e l’altro a la mente non riede, cotal son io, ché quasi tutta cessa mia visïone, e ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa.
Qualche volta di ben mille strumenti odono il rombo le orecchie mie: qualche altra volta sento voci, che se mi sveglio dopo un lungo sonno, mi fan riaddormentare e allora mi sembra di veder sognando nubi che squarciandosi mostran gran ricchezze pronte a piovermi addosso, tanto che se allora mi svegliassi, piangerei per sognare di nuovo.
Egli non sentì nè l'appello della nipote, nè il grido della nuora, nè l'irrompere tumultuoso della gente accorsa in aiuto, nè le preghiere del sacerdote venuto a rendergli gli ultimi uffici. Il nonno era morto, morto meglio di quel che non fosse vissuto, morto al suono d'una voce carezzevole che gli blandiva l'orecchio, morto col sorriso sul labbro, sognando le ricchezze, la fortuna, gli onori.
Una bellissima signora bresciana, proprio quella dei «più begli occhi d'Italia», apriva in quel giorno la marcia. Giunta al letto di Aminta, entrò nella stretta, si avvicinò al suo capezzale, e gli domandò con la sua vocina soave come avesse passata la notte. Sognando di Lei; avrebbe risposto il 153.
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede, e cede la memoria a tanto oltraggio. Qual e` colui che sognando vede, che dopo 'l sogno la passione impressa rimane, e l'altro a la mente non riede, cotal son io, che' quasi tutta cessa mia visione, e ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa.
DON IGNAZIO. So che lo dite accioché fra noi cessino l'ire e li sdegni; ma con queste speranze piú m'inacerbite le piaghe. POLISENA. Dico che è viva. DON IGNAZIO. O Dio, sognando ascolto o sogno ascoltando? POLISENA. Dico che vegilando ascoltate il vero. DON IGNAZIO. Il mio cuore non è capace di tanta allegrezza, e s'io non muoio per allegrezza è segno che nol crede.
Se non fosse stata lei, perchè avrebbe mostrato di accorgersi tanto di me? Il mio turbamento fu immenso. Poi mi acquietai. Ho dormito sognando dell'incontro. A mattina mi rinacquero mille speranze e pensai a cento ipotesi, mi sentii felice. Sono andato sul corso, in Galleria Vecchia, vicino a Dumolard, in Duomo. Forse è partita! Per dove? Avr
Egli osserva dalla lettiga d'oro con scherno quella folla, che si prostra ai suoi piedi, che lo adora; è troppo assuefatto all'adorazione delle masse, è troppo avvezzo a quelle feste. S'aggira ammirato nel grande palazzo, sognando novelle feste, novelle orgie, novelli delitti.
La bionda mesta sognando sta. Clea Di nuovo qui giunge.... e torna su me. Quest’ape mi punge, mi punge.... Perchè? Fleno D’un’ape ella parla e l’ape non c’è. Ma, intanto, sognarla!... Sognarla!... Perchè? Si sveglia.... Si sveglia.... Clea Sei tu! Fleno Sì.... Clea Che fai? Fleno Chi dorme... e chi veglia.... Clea M’hai punta?... Fleno No!... Mai! Non c’era l’ape; nemmen c’ero io.
Parola Del Giorno
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