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Aggiornato: 22 giugno 2025


Guardatevi dalle promesse ingannatrici delle belle sere, e dalle loro sparse speranze di liberazione e di gioia inaudita, fra la triste fuliggine che sale al basso soffitto del cielo col suo lezzo melato di nera prigione!...

A forza di pensare che dovesse chiamarmi Max, avevo dimenticato il mio cognome. Quel saluto mi suonò gelido, e ne fui sbalordito. Buon giorno! buon giorno, Fulvia; le risposi con aria affaccendata guardando il soffitto.

In quell'andito c'era la scala che metteva al campanile. Su per quella scala il serafino biondo c'era stato, per andare all'osservatorio del padre Bonaventura. E andando lassù, aveva anche veduti a mezza salita i due usci, uno dei quali dava sul cornicione della chiesa, e l'altro nel seccatoio. Pensare a quel seccatoio e infilar la scala del campanile fu un punto solo. In quelle due o tre camere, fatte nei soppalchi del tetto, i nuovi conventuali di San Bruno avevano raccolte tutte le cose inutili del monastero, le panche della chiesa, i palii degli altari, le tele polverose e sfondate, i tozzi candelabri di legno dorato, e via discorrendo. Il solaio era di legno. Ma anche il soffitto della sagrestia e del capitolo era di legno. Dunque? Dunque il serafino biondo ascese la scala col suo passo ventenne, e due minuti dopo mise il piede leggiero e guardingo su quel solaio benedetto, che prometteva tante consolazioni alla sua curiosit

Povero Enrico! mi ricordo che un giorno sedevamo nel salone, io davanti al cavaletto, egli sdraiato nella grande poltrona, colla testa rovesciata sulla spalliera, con uno de' suoi romanzi nuovi spalancato sulle ginocchia, e occupato in apparenza a soffiare il fumo della sigaretta verso il soffitto. Si vedeva gi

Il duca aveva fatto il giro dello studio, in lungo e in largo un centinaio di volte, senza aver trovato un buon ripiego. Di tanto in tanto, a ogni nuovo pensiero che gli si affacciava alla mente, si fermava su due piedi, fissando il soffitto, e meditando; poi scrollava il capo e ricominciava a passeggiare, sempre più annuvolandosi.

Uno andò a chiudere per bene gli usci perchè nessuno stridor di molla o di cardini venisse a sturbar la voce invocata; dietro il banco si cessò di ripulir chicchere e cucchiaini, e la padrona, raggomitolato il grembiale e assicuratolo alla cintura per di dietro, venne a collocarsi nell'uditorio, a rispettosa distanza, s'intende. S'udiva il passo delle mosche che gremivano il soffitto.

Essa, sempre addossata al muro, sempre immobile, con gli occhi pieni di lagrime, non rispondeva. Ma una scampanellata fece sussultare lei e Filippo. La fanciulla s'asciugò prestamente gli occhi, e corse nella saletta. Dev'essere Adolfo, ella disse alla mamma. Io ho l'emicrania, non voglio vederlo, mi chiudo nella mia camera! La mamma sospirò e alzò lo sguardo al soffitto.

Pendon pannocchie dal soffitto, e fronde di vischio all’uscio, e il pane è nella madia. Qui forse, o Pace, il tuo poter s’irradia dalle radici semplici e profonde!... Uomini dell’aratro e del rastrello, vergini che sapete il cigolìo del secchio al pozzo e il gelido sciacquìo dei panni al fonte e il peso del mannello,

Alle undici, seguito da Andrea colla mia pelliccia aperta fra le mani, ricomparvi nel salotto di Lidia. È inutile mandare il viglietto, dissi. Porterò io le tue scuse. Lidia alzò il capo, e impallidì nel vedermi. Che cosa fate voi, ? domandò ella al domestico. Tiene la pelliccia, spiegai. Guarda, cara, se questa cravatta è messa bene. Benissimo, rispose la donna, levando gli occhi al soffitto.

S'alzò da sedere; e Antonio dovette imitarne l'esempio. Salicotto volse al soffitto il suo sguardo e si battè sul petto con aria ispirata. Non ci fallirò, finchè qui dentro palpiter

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